giovedì 28 febbraio 2013

La sfida dell'alfabeto 2013

Quest'anno mi sono prefissata, oltre alle letture sparse che faccio, di portare a termine la sfida dell'alfabeto, che comporta una lettura per ogni lettera. Resta da decidere se valga il titolo oppure l'autore. Propenderò per l'autore.  Ecco di seguito la mia personale lista, da seguire rigorosamente... in ordine alfabetico.


Potete seguire i miei progressi qui:



Alphabet Challenge 2013

A Asensi Iacobus 
B Baricco City
C Chevalier L’innocenza
D Dumas I tre moschettieri
E Eco Il cimitero di Praga
F Faletti Niente di vero tranne gli occhi
G Garcia Marquez L'amore ai tempi del colera 
H Hack Margherita Notte di stelle
I Ignazi I partiti politici in Italia
J Jordan Il Drago rinato
K King 22/11/63
L London Martin Eden
M Mitchell Cloud Atlas
N Nemirovsky Il ballo
O Oz Una pantera in cantina
P Pascal Il canto delle parole perdute
Q Queneau Zazie nel metro
R Rector Il bosco degli orrori
S Sanchez Il profumo delle foglie di limone
T Tolstoj Anna Karenina
U Updike Le streghe di Eastwick 

V Vassalli La Chimera
W Wharton Storie di fantasmi
Xialong Qiu Quando il rosso è nero
Y Yoshimoto Banana Arcobaleno
Z Zweig Amok


Jack all'Inferno

Inizio: 26 febbraio 2013
Fine: 28 febbraio 2013


Vorrei tanto che tra gli anobiani questo libro fosse più diffuso, invece siamo solo in 57 a possederlo. Come sempre dietro ogni libro c’è una storia che ti ha portato fin lì… mesi fa, sarà stato maggio, curiosando sul sito di Repubblica avevo trovato questo libro tra i suggerimenti. La storia mi aveva catturato immediatamente. Mi sono segnata il titolo e via. Peccato che a distanza di altri mesi non ricordassi più né il titolo né dove avessi scritto l’appunto ma solo di cosa parlasse il libro… vi evito la parte delle mie disperate ricerche in Google. Volevo fortemente leggere questo libro. Chi ha trent’anni come me ha visto i vari CSI, Criminal Minds, Bones, The Closer, N.C.Y.S…. ma questa è finzione, siamo abituati alla finzione. Io non potevo credere che la vicenda narrata in questo libro fosse vera. Semplicemente non mi era possibile credervi. Esistono da sempre errori giudiziari, ma la storia di Jack Unterweger è a dir poco allucinante. E non in senso positivo. Badate bene che questo libro parla di svariati omicidi commessi da un serial killer, è un libro che si divora in 24 ore ma non è assolutamente truce, lo dico per chi ne avesse il dubbio; vengono si descritti i cadaveri ritrovati, ma tutto qui. Non servono particolari cruenti o crudi poiché questo libro narra di una psicologia, quella di Jack, che da sola basta ad inquietare molto più di un cadavere. La lettura è fluidissima nonostante il tema, capitoli molto ben scritti e, vi garantisco, è assolutamente impossibile metterlo giù fino a quando non lo avrete finito.
Ma veniamo a Jack..

Austria 1974, il ventiquattrenne Jack Unterwager viene arrestato per l’omicidio della giovane Margaret Schäfer, brutalmente percossa, strangolata con il suo reggiseno e lasciata in un bosco. A inchiodarlo è Barbara, l’allora fidanzata d Jack, ma lui negherà sempre di aver ucciso Margaret. Unterwager viene condannato all’ergastolo. Negli anni trascorsi in carcere l’uomo si avvicina alle lettere e comincia a scrivere varie storie, da storielle per bimbi a poesie. Ma il suo successo massimo è Fegefeuer – eine Reise ins Zuchthaus (1984 circa), che narra la sua versione personale della sua storia. Ne il “Purgatorio” Jack parte dalla sua condizione di prigioniero nel carcere di Stein, racconta quanto triste fu la sua adolescenza, maltrattato da un nonno violento ed alcolizzato dopo essere stato abbandonato dalla madre, una misera prostituta. L’unica figura ricordata con affetto è una zia, morta brutalmente assassinata dall’ultimo cliente di una serata, anche lei prostituta. Il povero Jack è allo sbando, solo, e arriva a perdere il controllo di sé compiendo furtarelli e qualche aggressione. Lo arrestano per furto. Peccato che non accenni minimamente all’omicidio di Margaret. La sua buona capacità di scrivere congiunta da un carisma straordinario ed ad un viso di una dolcezza disarmante compiono il miracolo. La gente, in particolar modo l’élite dei letterari viennesi si convince che Jack è cambiato, che gli anni e il pentimento lo hanno reso diverso dal giovane irruente e scapestrato che ha ucciso la povera Margaret. La gara di solidarietà per chiedere la libertà condizionata di Jack comincia nel 1985, ma per le leggi austriache un condannato all’ergastolo può chiedere la libertà vigilata (a patto che gli venga data) solo dopo aver trascorso almeno 15 anni in carcere. Così mentre il movimento per la sua libertà cresce sempre più, Jack ha altri cinque anni per fare sfoggio della sua personalità ed ammaliare tutti. Ora è una persona diversa, ha capito i suoi errori e li ha pagati, rappresenta il reinserimento nella società di un carcerato, di un assassino; dimostra che il recupero è possibile e Jack ne è la prova. Unterwager viene rilasciato con la libertà vigilata il 24 maggio 1990.

Ora però vi dirò come comincia il libro:

Los Angeles, luglio 1991. Nell’arco di due settimane vengono ritrovati tre cadaveri di tre prostitute, ai margini di L.A., di Hollywood, di Malibù, in boschi isolati, supine, legate, mezze vestite e con la propria biancheria stretta attorno al collo a mo di corda. L’ispettore Miller indaga sui tre omicidi ma pur avendo capito il legame che li unisce, un serial killer, non riesce a comprendere chi possa essere stato. Tutti i sospettati hanno un alibi e per di più gli omicidi si fermano. Forse l’assassino è morto, forse non è di lì, forse è stato arrestato per altro… I serial killer non viaggiano per il mondo e certamente Miller non può immaginare che nella vecchia cara Europa, a Vienna, i colleghi della polizia hanno tra le mani ben 7 casi identici a quelli di Los Angeles. Stesso modus operandi, stessa mano, stesse vittime: prostitute sole, di basso livello, appartate in angoli bui e poco frequentati. La prima vittima scompare a novembre del 1990, l’ultima il 7 maggio del 1991.  Tutte le vittime vengono ritrovate, ma non subito subito, no, il killer le porta fuori mano, fuori dall’abitato, vicino a boschi o ruscelli, le uccide e le abbandona. Le copre con dei rami, ma non troppo; vuole nasconderle ma vuole che vengano trovate. Come quelle di Los Angeles.

Il lettore sa già chi è stato, sa anche della vacanza di Jack a Los Angeles, per fare alcune ricerche sull’ambiente della prostituzione; sa delle sue ronde coi poliziotti, sa delle sue domande. Quello che il lettore deve imparare è quanto sarà difficile per degli uomini straordinari come Giger, Schenner, Wladkowski, strappare all’opinione pubblica la propria creatura. Jack è la prova della manipolazione mediatica (e non solo) delle genti; come anche il più infido uomo di questa terra possa vendersi come un piccolo uomo bisognoso di affetto, di qualcuno che creda in lui. Jack sembra essere irresistibile, dolce, simpatico, un po’ malinconico per la sua vita difficile, Jack finalmente è libero, perché dovrebbe aver fatto tutto questo e giocarsi la sua chance di libertà? Ha una nuova reputazione, nuovi amici, ricchezza, donne che non sanno resistergli, macchine, serate… eppure il caro vecchio Schenner sa che Jack è patologico. Schenner aveva presentato una richiesta negli anni 80. Accusava Jack di aver ucciso, oltre a Margaret anche Marica Horvarth, aveva molte analogie ed indizi tra le mani, ma non aveva prove. Schenner sapeva bene che Jack era uno stupratore e lo sapeva da quando una vittima era riuscita a sfuggirgli e a raccontare tutto. Ma ovviamente il piccolo Jack aveva la sua versione dei fatti. Ogni sacrosanta volta. Forse se la richiesta di Schenner fosse stata accolta e visionata si sarebbe trovata la prova per incastrare Jack e non avrebbe mai potuto avere diritto alla libertà condizionata. Non sarebbe tornato libero, acclamato da una folla in delirio che invece di temerlo lo idolatrava come buon esempio della pena che porta al pentimento ed alla rinascita.Il piccolo uomo vestito da dandy è un bugiardo incontrollabile, un uomo molto lucido che inizialmente sceglie di collaborare con la polizia per sviare ogni sospetto. È lui a rispondere a domande non ancora fatte, con dovizia di particolari. Si mostra collaborativo. Ha bisogno di fare vedere a tutti che lui non è la persona di 15 anni prima. Lui collabora perché non ha nulla da temere. Vi accorgerete di quanto sia complessa la sua persona e la sua psiche, di quanto le persone accanto a lui, come Bianca, Margit e Astrid non riescano proprio ad immaginarlo nei panni di un serial killer. Non vi voglio raccontare quanto in questo libro le donne siano importanti, quanto il magnetismo di Jack sia riuscito svariate volte rimandare quello che alla fine, grazie a Dio, è accaduto lo stesso. 

Il 29 giugno 1994, dopo una staffetta di quasi due anni tra Los Angeles, Vienna, Graz e Praga, Jack viene condannato per 9 omicidi su 11. Chiederà il ricorso in appello. La notte stessa alle 03:40 si impicca nella sua cella. 

Questo libro è scritto in un modo stupendo e racconta una storia che tutti dovrebbero conoscere ed analizzare. Se la mia recensione porterà anche solo una persona a cercare questo libro per curiosità, avrò raggiunto il mio scopo.

A tutti coloro che vogliano approfondire questa storia suggerisco di controllare qui:


Sul web si trovano numerose foto e nomi di testate giornalistiche che se ne sono occupate. Molte purtroppo sono in tedesco,m lingua che io non conosco, ma se ne trovano molte in longua inglese. Jack nei suoi viaggi e spostamenti, per chi non lo sapesse, toccò anche l'Italia. Non si sa se abbia ucciso anche qui. In Italia la prostituzione non è legale e regolata come in Austria. Qui non v'è interesse a denunciare la scomparsa di una prostituta. Pertanto non sappiamo attualmente se vi siano altre vittime ancora non rinvenute.


martedì 26 febbraio 2013

La Piramide Rossa - The Kane Chronicles

Inizio: 11 febbraio 2013
Fine: 26 febbaio 2013

Eh no, caro Riordan, stavolta non ci siamo.
La minestra riscaldata non piace a nessuno. Il libro è carino, certo, ma forse per chi non ha letto le avventure di Percy Jackson lo è molto di più. Solita solfa. Trita e ritrita. L’unica novità sono gli Dei. Da quelli dell’Olimpo a quelli dell’antico Egitto. Per il resto magie, bacchette, bastoni, maghi contro Dei (e semedei) li avevamo già visti. L’inizio attacca in modo diverso, con una registrazione (che poi è il libro stesso) dei fratelli Kane, Carter e Sadie, i quali trasportano il lettore attraverso tutto quello che hanno vissuto fino al momento dell’inizio della registrazione stessa. Non troviamo il Campo Mezzosangue ma la Casa della Vita a fare da sfondo a questa avventura pseudo egiziana. Carter e Sadie vivono separati da un oceano da quando la loro mamma è scomparsa in un incidente; Carter vive prevalentemente in America con il padre archeologo, spostandosi però continuamente per il mondo mentre Sadie vive con i nonni materni e l’unico regalo del padre una gatta di nome Muffin a Londra. I tre si vedono solo due volte l’anno, per il volere dei nonni molto ostili a Julius (il papà) che ritengono responsabile della morte della figlia (Ruby, la mamma). Ma in questa vigilia di Natale molte cose cambieranno. Julius trascina i due ragazzi al British Museum dove combina il finimondo con un incantesimo che fa esplodere la Stele di Rosetta e lo rende prigioniero di un sarcofago. E qui cominciano i guai, sia per i ragazzi, ormai rimasti orfani, che devono farsi strada in un mondo magico che non conoscono, sia per lo stesso Julius, il quale, posseduto da Osiride è di fatto stato rinchiuso nel sarcofago da Set, liberato anch’egli dall’esplosione della stele. Ma i giorni Epagomeni imprigionati nella stele sono cinque e così vengono liberati anche Iside, Nefti e Horus. Tutti figli di Geb e Nut. L’unico disposto a prendersi cura adeguatamente dei ragazzi è lo zio paterno, Amos, che li riporta in America aiutato da Bast, la dea gatta ospitata dal corpo della gatta Muffin. Nemmeno il tempo di arrivare che Sadie e Carter si ritrovano a fuggire da mostri egiziani e dei sconosciuti che danno loro la caccia. Farcito con molti riferimenti alle antiche divinità egizie, il loro viaggio inizia dall’Egitto, spostandosi progressivamente in tutto il mondo. Il loro compito? Sconfiggere Set per liberare Osiride e riportare indietro sano e salvo il padre dal limbo in cui si trova. A complicare la faccenda ci si mette anche la verità sulla morte della madre, che i due fratelli faticano ad accettare. Dee che comandano scorpioni, strane visioni, maghi che vogliono eliminarli c’è molto di quanto già visto in Percy Jackson. Riusciranno i nostri eroi a salvare il padre prima che giunga il famigerato 29 dicembre, il compleanno di Set? La risposta è pressochè scontata, ma ricordatevi che è una saga composta da più episodi e questo è solo il primo. Forse non tutto è come sembra e starà ai due ragazzi affrontare le difficoltà armati solo della loro sagacia e del loro amore, che dopo anni riscoprono. Un punto a Riordan va per il modo in cui è costruito e si modella il rapporto tra due fratelli, che a malapena si conoscono e si sopportano. Interessante è anche il fatto che i capitoli vengono narrati un po’ da Carte e un po’da Sadie. Ma aldilà di questo non c’è molta originalità. Ve lo consiglio come lettura leggera e divertente ma non aspettatevi granchè; purtroppo alcuni autori hanno la tendenza a continuare a scrivere romanzi seguendo la scia di successo che hanno avuto i primi. A scapito del lettore che si ritrova a leggere cose già lette.