Fine: 1 maggio 2015
Quando ho comprato e letto “La mossa del cartomante” non sapevo che Matteucci avesse scritto prima “Un suicidio
perfetto”, libro primo delle avventure di Lupo Bianco, alias Marzio Santoni. La
mia impressione comunque fu positiva: il libro è godibilissimo anche senza
avere letto il primo. Non ci sono particolari rimandi. Nonostante questo, anche
se di solito non si va a ritroso, decisi di comprare anche questo. Giusto per
il gusto di leggere un altro giallo
mondano e vedere come l’autore introduce per la prima volta a noi lettori
il suo personaggio.
Valdiluce. È un inverno anomalo, non nevica, anzi fa caldo. Lupo Bianco quasi non riconosce quelle montagne, sulle quali ha trascorso gran parte della giovinezza e sulle quali è voluto tornare a trent’anni perché la città gli andava stretta. Lupo Bianco è un uomo di montagna, nato e cresciuto con la neve sotto i piedi, le camice di flanella e l’aria fresca; ha un odorato sviluppatissimo, che gli consente di riconoscere moltissimi odori diversi. Da qui il suo soprannome. Una stupenda carriera, però, non ha potuto nulla contro il richiamo delle montagne. Marzio Santoni da pochi mesi si è fatto riassegnare al suo paese, come ispettore responsabile di Pubblica Sicurezza, ridicolo, considerando le quattro anime e mezza di Valdiluce, dove il peggior crimine possibile sembra essere l’ubriachezza (e nemmeno molesta) da Ginpin. Ma mentre passa attraverso il piccolo paesino sulla sua Vespa non sa che la morte può annidarsi anche su un paesino arroccato sulle montagne, noto solo per le sue piste da sci. Alla stazione degli autobus aspetta di vedere e salutare Elisabetta, la donna con la quale ha trascorso un’indimenticabile settimana; lei e le sue amiche torneranno dai loro mariti a Vissone sul mare, dopo aver passato una settimana bianca a Valdiluce. Delle ragazze però non c’è traccia. Pochi minuti dopo Agostino Uberti, custode del Residence Bucaneve chiama Lupo Bianco. Al suo arrivo la presenza del falco Trogolo che volava basso con la sua catena legata alla zampa la diceva lunga: portava male, era presagio infausto, era una storia di paese, ma quasi sempre le storie di paese ci prendono. Un forte odore di gas esce dall’appartamento delle ragazze: Angela, Stefania, Flaminia ed Elisabetta sono morte. Tre sono adagiate sui loro letti, come se non si fossero nemmeno accorte, solo Elisabetta sembra avere opposto resistenza a qualcosa… ma a cosa? Marzio è costretto a mettere da parte le sue emozioni, che lo coinvolgono decisamente troppo, rimettersi la divisa e chiamare le autorità. Con l’aiuto del giovane, inesperto e spaventatissimo collega Kristal, intanto, isola la scena… del crimine. Tutto farebbe pensare ad un suicidio, ma la posa e l’espressione di Elisabetta, indicano che quantomeno lei non avesse nessuna voglia di morire. Le istruzioni del supercapo Antonello Soprani sono abbastanza esplicite: Valdiluce è un luogo di villeggiatura, il caso va archiviato al più presto, che si tratti di incidente, oppure di suicidio collettivo. La patata sta diventando bollente, le indagini dovevano essere scrupolose, ma bisogna muoversi rapidamente e senza sollevare troppa polvere; come se questo non fosse abbastanza, mezza Valdiluce ha flirtato con le ragazze e l’altra metà lo sa. Marzio non vuole nemmeno pensare ad un omicidio… più per emozione che per altro. Quando Giordano, il proprietario del ristorante Pino Rosso, gli mostra le riprese della sera prima, Santoni non crede alle sue orecchie quando sente Angela dire: “piuttosto che tornare a casa ci suicidiamo, tutte e quattro assieme”. Chiaro, limpido, ribadito più volte. Erano sbronze, si, ma sembravano serie. Uno a zero per Soprani. Palla al centro.
Convocati mariti, convocati gli
amanti (che si sono auto convocati per paura), i risultati dell’autopsia
rivelano che le ragazze avevano un tasso alcolico elevatissimo e che sono morte
per asfissia. Eppure qualcosa non torna. Marzio non riesce ad accettare l’idea
che Elisabetta possa essersi uccisa (e nemmeno le altre); ha notato troppe
incongruenze tra l’ultima giornata trascorsa con lei e quello che ha visto
nell’appartamento, ne ha notate altre vedendo il video. Qualcuno deve averle
uccise, ma chi? Nemmeno l’amante (ex amante) di Elisabetta, il Cuoco Franz
Binetti, sembra poter essere collegato all’omicidio. Soprani spinge la chiusura
delle indagini: Valdiluce è già stata additata dai turisti come meta poco
sicura, bisogna recuperare i buon nome del paese oppure il paese morirà
abbandonato a se stesso. Santoni brancola nel buio, arrivando per fino a dar
retta ad Olimpia, la sensitiva del paese. Ma come si fa a credere a queste
cose? Un caso non si risolve con il paranormale! Ma lei insiste: ha visto l’assassino,
ha una tuta viola. Grazie, come circa tutti e 50 i maestri di sci di Valdiluce,
visto che la loro divisa ha quel colore. Come se già tutto questo trambusto non
fosse abbastanza, al rifugio Sassone si smarriscono Piero e Paolo, due bambini,
i figli gemelli del sindaco Tonioli. Lupo Bianco, che li sta cercando viene
brutalmente aggredito e scaraventato in un burrone…
Meravigliosi i personaggi di questo
romanzo. Santoni è il protagonista principale, ma sono gli altri, i compaesani
i veri protagonisti: il benzinaio Paride, il Dogana, chiamato così perché chiunque
passi “deve avere qualcosa da dichiarare”, il prete, l’imponente barbuto Don
Sergio, che di santo non ha nemmeno lo stinco. Olimpia, la sensitiva. Osvaldo,
il noleggiatore di sci, che insieme alla moglie Morena ed al cane Dik formano
un piccolo microcosmo sociale. E poi ancora Agostino, il mattarello del paese,
che non fa del male a nessuno e che tutti proteggono e accettano, Giordano, il
ristoratore, etc..
Si potrebbe andare avanti così, perché
la vera ricchezza di questo romanzo è l’ambientazione. Matteucci vuole si
raccontarci un giallo, ma in realtà quello che vuole realmente mettere in scena
è la vita di paese per quello che è. Chiunque abbia vissuto in un paese (prima
che ci fosse il fuggi fuggi dalle città verso i paesi) sa cosa significhi
conoscersi tutti, sapere che tutti sanno tutto, che è come trovarsi in un
grande telefono senza fili.. qualcuno dice di avere trovato un gattino
abbandonato, alla fine del giro di telefonate c’è una tigre che gira in paese
ed ha già ucciso tre persone. Si conoscono abitudini, vizi, la gente parla alle
a spalle e sorride davanti, ognuno ha i propri segreti da tutelare e quindi
sputa in giro quelli degli altri…