Inizio: 14 agosto 2012
Fine: 15 agosto 2012
Sono
davvero rimasta piacevolmente colpita da questo libro. L’ho comprato tempo fa
su IBS e già da un po’ giaceva sulla mia libreria, in doppia fila. I pirati e
il loro mondo rappresentano una parte di storia che mi ah sempre molto
interessato. Al di là dei meri avvenimenti storici, scrivere di pirati e
scrivere bene, non è così facile. Quindi, guardavo il libro di Valerio
Evangelista chiedendomi se dentro quelle pagine avrei davvero trovato quello
che cercavo. Ma le vacanze sono vacanze e così mi sono portata in montagna una
dozzina di libri da leggere… Tortuga è tra quelli.
Rogerio
de Campos è un portoghese a bordo di una nave spagnola, la Rey de Reyes. È un
nostromo e, quando i pirati attaccano la nave su cui viaggia, è uno dei pochi
risparmiati. Lorencillo (Laurens de Graaf), a capo del Neptune (ciurma
appartenente ai pirati dei Fratelli della Costa), lo risparmia perché
l’Ammiraglio De Grammont ha bisogno di un nuovo nostromo. A stare a sentire la
ciurma del Neptune, Lorencillo può essere considerato un santo o un simpatico
burlone se paragonato alla ferocia che sembra avere l’ammiraglio. Rogerio è
scioccato per la violenza inaudita di Lorencillo e della sua ciurma. L’uomo è un
ex gesuita e come uomo religioso non sembra tollerare i comportamenti violenti
e gratuiti perpetrati dalla ciurma sull’equipaggio del Rey de Reyes,
figuriamoci accettare la vita che gli si prospetta davanti. Non sa cosa
aspettarsi, ma non ha scelta, passa sul Neptune e diventa un Fratello della
Costa. In realtà, nonostante le sue paure, la vita sul Neptune comincia bene e
l’uomo, rapidamente, si guadagna la stima di quasi tutta la ciurma: si presta a
qualsiasi tipo di lavoro, si da da fare, sembra instancabile, in più … placa le
tempeste con una semplice preghiera. La ciurma si convince di aver acquisito un
ottimo elemento e Rogerio comincia a credere che forse questa vita non è così
male come pensava. Certo non è facile sopportare alcuni atteggiamenti che
Rogerio trova brutali e vergognosi (come ad esempio la sodomizzazione dei
mozzi, ragazzini di dieci undici anni, da parte della ciurma), ma cerca di
adattarsi come può e riesce perfettamente nell’integrazione. Il suo posto però
non è a bordo del Neptune, Lorencillo infatti lo sta portando a conoscere
l’Ammiraglio De Grammont, che comanda Le Hardi. Rogerio però non vorrebbe
abbandonare il Neptune; a bordo si trova qualcuno (che lui definirebbe un
qualcosa) al quale tiene molto. In seguito ad uno scontro la carena del Neptune
si era completamente allagata e gli schiavi, legati, erano morti tutti; il
gesuita era riuscito ad intervenire in tempo per salvare un’ultima schiava
dall’annegamento. Da quel momento Rogerio considera questa donna come fosse
sua, come se gli appartenesse. Le porta le sua razioni di cibo, acqua fresca,
le parla molto cercando di farle intendere le sue pacifiche intenzioni, nessuno
vuole farle del male. Cerca a lungo di mantenerne segreta la sopravvivenza,
tuttavia Lorencillo sa perfettamente che una donna tra gli schivi è
sopravvissuta e, vista la sua bellezza, decide di non venderla ma di donarla
all’Ammiraglio De Grammot. Ovviamente questa, per Rogerio, non è una buona
notizia ma è un’opportunità in più per non perdere la donna, che viaggerà con
lui su Le Hardi. In uno dei vari abbordaggi a scopo di saccheggio, Lorencillo
viene informato che re Luigi XIV ha promesso pace alla Spagna e condanna
apertamente la pirateria a danni di galeoni spagnoli. La Filibusta non ha più
l’approvazione reale, deve smettere di saccheggiare i mari in lungo e in largo
e soprattutto non deve infastidire le navi spagnole. Questa è una cosa
inaccettabile; sono le navi che rendono di più, ricche d’oro, d’argento, di
schiavi ed anche di cibo. La Filibusta si riunisce per discutere della
questione, come una piccola democrazia. Finalmente Rogerio conosce l’Ammiraglio
De Grammot, che, nonostante tutto quello che lo ha preceduto, non sembra
spaventarlo, non sembra impressionarlo particolarmente. Forse anche perché De Grammot
è malato di gotta e non riesce a mantenersi in piedi per molto tempo se non
grazie agli intrugli del medico di brodo (e personale) Exquemeling. L’immagine
che ne ha il gesuita è quella di un povero vecchio. Il povero vecchio, invece
ha forza da vendere e un carisma incredibile; decide che non ci si può
assolutamente piegare al volere di un sovrano a chilometri di distanza e decide
di andare a saccheggiare una città con una difesa straordinaria: Campeche.
Tutta la filibusta parte per l’impresa. Rogerio nel frattempo cerca di vedere
sempre più spesso la sua schiava, che ora passa il suo tempo chiusa in una
stanza attigua a quella dell’Ammiraglio e si ingegna affinché la ragazza gli
venga consegnata da De Grammot come ricompensa. Non importa quali siano le
ragioni dell’Ammiraglio, il gesuita farà ogni cosa in suo potere (ogni cosa)
per avere ciò che egli crede suo di diritto. Rogerio si sta spingendo ben oltre il
consentito.
Non
vi rivelo l’ultima parte di questa storia davvero avvincente, nella quale si
può vedere l’evoluzione di Rogerio da religioso a spietato pirata. C’è un
substrato molto consistente che parla proprio di quesito: di come Rogerio
cambi, in modo radicale; ci sono colpi di scena che permettono al lettore di
venire a conoscenza di elementi importanti per la valutazione generale delle
cose… e poi la fine… bè vi renderete conto di quanto Evangelisti sia stato
bravo! S’è salvato dalla fine più scontata e moralista. Si intravede invece la
provvidenza, l’equilibrio delle cose, la suprema giustizia. Leggetelo!!
Rimarrete soddisfatti sia dalla storia che dalla scrittura di questo
bravissimo autore!