Fine: 19 agosto 2012
Decisamente
molto interessante e sicuramente altrettanto toccante.
Non
è però un libro strappa lacrime come si potrebbe pensare, molto dolce e
leggerissimo, racchiude pensieri molto profondi ma anche molta forza. Questa è
la storia di Andrea, un bellissimo ragazzo (come testimonia la foto) e di suo
padre Franco. Più che la storia, narra di un momento particolare della loro
vita, forse uno dei più importanti finora: una vacanza di tre mesi on the road
partendo dagli Stati Uniti, giù attraverso il Messico, passando per Panama ed
arrivando fino in Brasile. Tre mesi di moto, vento nei capelli, mare, sole,
tanti incontri, sorrisi… e cosa c’è di stupendo e meraviglioso in questa
storia? Tutto, perché Andrea, che ha sedici anni, è autistico da quando ne ha
tre. Franco, contro il parere di medici e amici, supportato solo dalla moglie e
dall’altro figlioletto, decide di avventurarsi da solo con suo figlio fin dall’altra
parte del mondo, sperando che questo viaggio gli insegni qualcosa in più sul
mondo che Andrea non lascia intravedere agli altri, fatto di colori, suoni e
tanti abbracci. Andrea ama il contatto fisico, adora baciare ed abbracciare la
gente, proprio per questa sua voglia di dimostrare amore a chiunque i suoi
genitori, quand’era ancora un bambino, avevano fatto stampare tante magliette
colorate con scritto “se ti abbraccio non aver paura”. Ci si chiede come
l’abbraccio di un bambino possa intimorire qualcuno… ma forse il gesto improvviso
non ci permette immediatamente di comprendere, di mettere a fuoco con
sufficiente velocità quello che ci viene fatto e ci spaventiamo. Per
l’abbraccio, ovvio, non per il bambino. È solo un modo per comunicare affetto o
per salutarci, per dire “ehi ciao”. Andrea, comunque, ha un altro modo per
comunicare, appreso assieme alla madre, attraverso la tastiera di un computer.
Frasi a volte brevi a volte meno, che racchiudono concetti precisi, diretti
come fucilate. Chi ha avuto la possibilità di conoscere un bambino autistico,
troverà in Andrea tutti gli elementi famigliari che mille volte abbiamo visto e
magari faticato a comprendere. L’autismo molto probabilmente avrà diversi
livelli, non sarà identico per tutti, ma devo dire che nei gesti di Andrea ho
ritrovato gesti di un altro bambino, che ho avuto la possibilità di vedere a
lungo. E come già sapevo questi bambini, ragazzi, adulti capiscono
perfettamente quello che gli viene detto, ascoltano e comprendono benissimo, la
loro difficoltà è comunicare. Spesso, nell’incapacità di riuscire, si
arrabbiano, si mordono, si graffiano. Sono solo molto arrabbiati e stanchi di
non riuscire a dire quello che provano e pensano. La tastiera è un bellissimo
modo per insegnare loro come far arrivare quelle parole che non riescono a
dire. Anche il bambino, ormai ragazzo, che conosco io ha adottato questo modo e
comunica. Franco, armato di un gran coraggio, decide di fare vivere una
esperienza unica e meravigliosa ad Andrea, cercando di aprirgli un mondo nuovo
di opportunità, colori e visi sconosciuti. Certo non mancano le preoccupazioni,
cosa accadrebbe se Franco si sentisse male? Se perdesse il figlio? Pensieri che
ogni tanto lo bloccano, ma poi gli danno nuova forza per andare avanti. Niente
del viaggio è stato programmato, solo la prima notte a Miami… poi il resto
seguirà come viene. Fulvio Ervas, l’autore, dedica un capitolo ad ogni tappa
importante del viaggio di Andrea e Franco; la voce narrante è quella di Franco,
ovviamente, che racconta in modo dolce tutto ciò che accade facendo trasparire
di tanto in tanto scorci di vita, momenti passati, dolori, preoccupazioni e
pensieri verso quel figlio che non potrà mai guarire dall’autismo, conviverci
si, ma guarire no. Eppure Franco ha deciso di far vivere ad Andrea questa
esperienza con meno filtri possibili, ridotti veramente all’osso; lo lascia
molto libero, pur mantenendo un contatto strettissimo a livello mentale, ma
fisicamente libero. Arriva al punto di affidarlo ad altri ragazzi e persone che
vogliono la sua compagnia. Lo lascia andare, da solo, con persone in apparenza
troppo estranee. Ammetto che mi sono detta “che incosciente”, ma poi ho capito
che Franco ha ragione ed io non sono nessuno per capire, figuriamoci per
giudicare. Ho stimato molto la forza di quest’ uomo, che ha cercato di farsi un
poco (o molto) da parte per lasciare al figlio la gioia di vivere come vuole la
sua vita, non gli ha negato l’amicizia e l’amore delle persone. Forse anche
perché un giorno, lui sappia trovare anche negli altri uno stimolo a vivere ed
essere felice, non solo all’interno di quel meraviglioso e sicuro cosmo che è
la sua famiglia.
Franco
ha dato a tutti una grande lezione di vita. Mi rendo conto che parlo di Franco
e poco di Andrea.. che è il protagonista assoluto di questo racconto. Se
leggerete il libro vi renderete conto che non potrete non amare questo padre e
questo figlio, non potrete non vedere quanto Franco abbia fatto per Andrea,
quanto amore sprigioni questo libro. Quanta fiducia e voglia di vivere. E
capirete quanto è importante il viaggio di Franco, ancora di più di quello di
Andrea.
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