mercoledì 22 agosto 2012

Se ti abbraccio non aver paura

Inizio: 17 agosto 2012
Fine: 19 agosto 2012



Decisamente molto interessante e sicuramente altrettanto toccante.
Non è però un libro strappa lacrime come si potrebbe pensare, molto dolce e leggerissimo, racchiude pensieri molto profondi ma anche molta forza. Questa è la storia di Andrea, un bellissimo ragazzo (come testimonia la foto) e di suo padre Franco. Più che la storia, narra di un momento particolare della loro vita, forse uno dei più importanti finora: una vacanza di tre mesi on the road partendo dagli Stati Uniti, giù attraverso il Messico, passando per Panama ed arrivando fino in Brasile. Tre mesi di moto, vento nei capelli, mare, sole, tanti incontri, sorrisi… e cosa c’è di stupendo e meraviglioso in questa storia? Tutto, perché Andrea, che ha sedici anni, è autistico da quando ne ha tre. Franco, contro il parere di medici e amici, supportato solo dalla moglie e dall’altro figlioletto, decide di avventurarsi da solo con suo figlio fin dall’altra parte del mondo, sperando che questo viaggio gli insegni qualcosa in più sul mondo che Andrea non lascia intravedere agli altri, fatto di colori, suoni e tanti abbracci. Andrea ama il contatto fisico, adora baciare ed abbracciare la gente, proprio per questa sua voglia di dimostrare amore a chiunque i suoi genitori, quand’era ancora un bambino, avevano fatto stampare tante magliette colorate con scritto “se ti abbraccio non aver paura”. Ci si chiede come l’abbraccio di un bambino possa intimorire qualcuno… ma forse il gesto improvviso non ci permette immediatamente di comprendere, di mettere a fuoco con sufficiente velocità quello che ci viene fatto e ci spaventiamo. Per l’abbraccio, ovvio, non per il bambino. È solo un modo per comunicare affetto o per salutarci, per dire “ehi ciao”. Andrea, comunque, ha un altro modo per comunicare, appreso assieme alla madre, attraverso la tastiera di un computer. Frasi a volte brevi a volte meno, che racchiudono concetti precisi, diretti come fucilate. Chi ha avuto la possibilità di conoscere un bambino autistico, troverà in Andrea tutti gli elementi famigliari che mille volte abbiamo visto e magari faticato a comprendere. L’autismo molto probabilmente avrà diversi livelli, non sarà identico per tutti, ma devo dire che nei gesti di Andrea ho ritrovato gesti di un altro bambino, che ho avuto la possibilità di vedere a lungo. E come già sapevo questi bambini, ragazzi, adulti capiscono perfettamente quello che gli viene detto, ascoltano e comprendono benissimo, la loro difficoltà è comunicare. Spesso, nell’incapacità di riuscire, si arrabbiano, si mordono, si graffiano. Sono solo molto arrabbiati e stanchi di non riuscire a dire quello che provano e pensano. La tastiera è un bellissimo modo per insegnare loro come far arrivare quelle parole che non riescono a dire. Anche il bambino, ormai ragazzo, che conosco io ha adottato questo modo e comunica. Franco, armato di un gran coraggio, decide di fare vivere una esperienza unica e meravigliosa ad Andrea, cercando di aprirgli un mondo nuovo di opportunità, colori e visi sconosciuti. Certo non mancano le preoccupazioni, cosa accadrebbe se Franco si sentisse male? Se perdesse il figlio? Pensieri che ogni tanto lo bloccano, ma poi gli danno nuova forza per andare avanti. Niente del viaggio è stato programmato, solo la prima notte a Miami… poi il resto seguirà come viene. Fulvio Ervas, l’autore, dedica un capitolo ad ogni tappa importante del viaggio di Andrea e Franco; la voce narrante è quella di Franco, ovviamente, che racconta in modo dolce tutto ciò che accade facendo trasparire di tanto in tanto scorci di vita, momenti passati, dolori, preoccupazioni e pensieri verso quel figlio che non potrà mai guarire dall’autismo, conviverci si, ma guarire no. Eppure Franco ha deciso di far vivere ad Andrea questa esperienza con meno filtri possibili, ridotti veramente all’osso; lo lascia molto libero, pur mantenendo un contatto strettissimo a livello mentale, ma fisicamente libero. Arriva al punto di affidarlo ad altri ragazzi e persone che vogliono la sua compagnia. Lo lascia andare, da solo, con persone in apparenza troppo estranee. Ammetto che mi sono detta “che incosciente”, ma poi ho capito che Franco ha ragione ed io non sono nessuno per capire, figuriamoci per giudicare. Ho stimato molto la forza di quest’ uomo, che ha cercato di farsi un poco (o molto) da parte per lasciare al figlio la gioia di vivere come vuole la sua vita, non gli ha negato l’amicizia e l’amore delle persone. Forse anche perché un giorno, lui sappia trovare anche negli altri uno stimolo a vivere ed essere felice, non solo all’interno di quel meraviglioso e sicuro cosmo che è la sua famiglia.
Franco ha dato a tutti una grande lezione di vita. Mi rendo conto che parlo di Franco e poco di Andrea.. che è il protagonista assoluto di questo racconto. Se leggerete il libro vi renderete conto che non potrete non amare questo padre e questo figlio, non potrete non vedere quanto Franco abbia fatto per Andrea, quanto amore sprigioni questo libro. Quanta fiducia e voglia di vivere. E capirete quanto è importante il viaggio di Franco, ancora di più di quello di Andrea.

Nessun commento:

Posta un commento