Fine: 17 agosto 2012
Ecco
finalmente un libro che ti spiazza. Non avevo mai letto nulla di Amos Oz e,
sinceramente, non sapevo nemmeno che esistesse un autore con questo nome
(vergogna, vergogna!). la prima volte che ho letto il nome ho perfino pensato
che fosse un autore australiano.. per via di Oz.. Mi è capitato tra le mani
quasi per caso. Prima di partire per le vacanze sono passata a prendere un paio
di libri, così… affinché non mi mancassero… e così ho afferrato un libro di
Marcela Serrano (uno così a caso, se è della Serrano va sempre bene…), uno di
Zivkovic e questo… la copertina mi piaceva. Scelta abbastanza varia e veloce a
causa del pochissimo tempo a disposizione. Tuttavia sono felicissima di avere
preso Non dire notte. Se vi dovessi davvero spiegare il perché di questa
felicità, onestamente non saprei da dove cominciare, non è sempre facile spiegare
cosa ci è piaciuto o cosa ci ha colpito di un libro. Solitamente è più facile
descrivere i difetti che non i pregi. In ogni caso cercherò di trasmettere a
voi quello che ha trasmesso a me. Entriamo in punta di piedi nelle loro vite: Noa
è un’insegnante di letteratura e Theo è un ingegnere edile; i due sono una
coppia da ormai sette anni, vivono a Tel Kadar ed hanno una differenza d’età di
quasi quindici anni. Non hanno figli, non sono sposati e sono molto diversi tra
loro, non tanto per una questione d’età (inizialmente ci pare quasi che siano
due vecchietti in pensione!!!), ma da un punto di vista caratteriale. Il loro
carattere si delinea piano piano lungo tutto il racconto. Il libro si può
dividere idealmente a metà, alcuni capitoli sono raccontati da Noa, altri da
Theo. La cosa interessante di questo racconto a due voci è che ci aspetteremmo
di conoscere di più di Theo attraverso le parole di Noa e viceversa. Invece no.
O meglio, Oz è molto bravo a darci l’impressione che un personaggio descriva e
aiuti a comprendere l’altro, ma è altrettanto bravo a permetterci di capire la
personalità dei protagonisti attraverso quello che loro stessi dicono. E fin
dall’inizio, secondo me, è inevitabile farsi un’idea su entrambi. La loro vita
procede normalmente fino a quando la scuola nella quale lavora Noa viene scossa
da un fatto insolito e triste: un ragazzo, Immanuel, è morto in seguito ad
un’overdose. Era un suo alunno. La morte del ragazzo inizialmente non scuote
particolarmente la coscienza di Noa, è dispiaciuta, si, come lo sarebbe
chiunque, è amareggiata per questa scelta sbagliata che Immanuel ha pagato con
la morte, ma sicuramente non è coinvolta. Qualcosa comincia cambiare quando
inizia a ricevere alcune informazioni che le elargiscono in modo gratuito:
Immanuel amava la letteratura, Noa era la sua insegnante preferita, forse ne
era anche innamorato, davvero non se ne era mai accorta?? A questo quadro sia
aggiunge la richiesta del padre di Immanuel, rientrato in fretta e furia dalla
Nigeria, di creare un centro di recupero per i ragazzi tossicodipendenti a Tel
Kadar. Tutta la gestione ricadrà sulle spalle di Noa proprio perché Immanuel
avrebbe voluto così. Qui comincia un’altra fase del libro, in qualche modo:
all’inizio vengono presentati Noa e Theo nella loro quotidianità, qui la loro
normalità comincia a vacillare. Theo è un uomo estremamente influente su tutti,
pare risplendere di luce propria, ogni cosa che fa gli riesce molto bene e sa
già che l’impegno che Noa si è assunta, senza peraltro avere motivo o dedizione
per farlo, rappresenterà una grossa delusione ed una disfatta eclatante. Lui
potrebbe tranquillamente aiutarla, ma le ha promesso che ne starà fuori, le ha
promesso che non si impiccerà mai, che lei andrà avanti da sola e con le sue
forze perché deve dimostrare a se stessa (e agli altri) che lei è Noa e riesce
bene anche senza Theo. Così lui ne resta lontano, non si interessa di tutto
quello che assorbe il tempo di Noa. Impegni, incontri, meeting, che la
trascinano fuori di casa alle sei di mattina e le permettono di rientrare solo
a tara sera. Si, perché non è che la cittadinanza sia così felice di avere dei
tossici da internare in una struttura modello. Temono che questo porti altri
tossici, spaccio di droga, criminalità, no grazie insomma. L’impegno che si è
assunta con tanta pompa magna comincia a fare acqua da tutte le parti… ma Theo,
come richiesto, non mette mano per aiutarla, o favorirla con la sua influenza,
non intercede per lei, non mette una buona parola dove servirebbe. No grazie,
Noa vuol fare da se.
Non
voglio raccontarvi altro. In realtà, come vi ho già detto, la trama è molto
semplice ma non è questo l’aspetto fondamentale di questo libro. Il punto di
forza sono i personaggi, le loro personalità, i loro modi di affrontare la
vita, i problemi, di affrontarsi l’un l’altro quotidianamente e imparare ogni
giorno qualcosa di più.
Vi
consiglio caldamente di leggerlo! Mi verrebbero in mente almeno tre domande da
farvi… per vedere se alla fine abbiamo dedotto le stesse cose da questo
bellissimo spaccato di vita. Ve le lascio qui sotto…
-
Chi
tra Noa e Theo è più innamorato?
-
Chi
tra Noa e Theo è più maturo?
-
Come
definireste l’avvicinamento di Noa a Tal?
Scusate,
sembra un compito in classe!!! Hahaha non lo è giuro! Poi vi dico come la penso
io!!!!!
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