mercoledì 22 agosto 2012

Non dire notte

Inizio: 16 agosto 2012
Fine: 17 agosto 2012


Ecco finalmente un libro che ti spiazza. Non avevo mai letto nulla di Amos Oz e, sinceramente, non sapevo nemmeno che esistesse un autore con questo nome (vergogna, vergogna!). la prima volte che ho letto il nome ho perfino pensato che fosse un autore australiano.. per via di Oz.. Mi è capitato tra le mani quasi per caso. Prima di partire per le vacanze sono passata a prendere un paio di libri, così… affinché non mi mancassero… e così ho afferrato un libro di Marcela Serrano (uno così a caso, se è della Serrano va sempre bene…), uno di Zivkovic e questo… la copertina mi piaceva. Scelta abbastanza varia e veloce a causa del pochissimo tempo a disposizione. Tuttavia sono felicissima di avere preso Non dire notte. Se vi dovessi davvero spiegare il perché di questa felicità, onestamente non saprei da dove cominciare, non è sempre facile spiegare cosa ci è piaciuto o cosa ci ha colpito di un libro. Solitamente è più facile descrivere i difetti che non i pregi. In ogni caso cercherò di trasmettere a voi quello che ha trasmesso a me. Entriamo in punta di piedi nelle loro vite: Noa è un’insegnante di letteratura e Theo è un ingegnere edile; i due sono una coppia da ormai sette anni, vivono a Tel Kadar ed hanno una differenza d’età di quasi quindici anni. Non hanno figli, non sono sposati e sono molto diversi tra loro, non tanto per una questione d’età (inizialmente ci pare quasi che siano due vecchietti in pensione!!!), ma da un punto di vista caratteriale. Il loro carattere si delinea piano piano lungo tutto il racconto. Il libro si può dividere idealmente a metà, alcuni capitoli sono raccontati da Noa, altri da Theo. La cosa interessante di questo racconto a due voci è che ci aspetteremmo di conoscere di più di Theo attraverso le parole di Noa e viceversa. Invece no. O meglio, Oz è molto bravo a darci l’impressione che un personaggio descriva e aiuti a comprendere l’altro, ma è altrettanto bravo a permetterci di capire la personalità dei protagonisti attraverso quello che loro stessi dicono. E fin dall’inizio, secondo me, è inevitabile farsi un’idea su entrambi. La loro vita procede normalmente fino a quando la scuola nella quale lavora Noa viene scossa da un fatto insolito e triste: un ragazzo, Immanuel, è morto in seguito ad un’overdose. Era un suo alunno. La morte del ragazzo inizialmente non scuote particolarmente la coscienza di Noa, è dispiaciuta, si, come lo sarebbe chiunque, è amareggiata per questa scelta sbagliata che Immanuel ha pagato con la morte, ma sicuramente non è coinvolta. Qualcosa comincia cambiare quando inizia a ricevere alcune informazioni che le elargiscono in modo gratuito: Immanuel amava la letteratura, Noa era la sua insegnante preferita, forse ne era anche innamorato, davvero non se ne era mai accorta?? A questo quadro sia aggiunge la richiesta del padre di Immanuel, rientrato in fretta e furia dalla Nigeria, di creare un centro di recupero per i ragazzi tossicodipendenti a Tel Kadar. Tutta la gestione ricadrà sulle spalle di Noa proprio perché Immanuel avrebbe voluto così. Qui comincia un’altra fase del libro, in qualche modo: all’inizio vengono presentati Noa e Theo nella loro quotidianità, qui la loro normalità comincia a vacillare. Theo è un uomo estremamente influente su tutti, pare risplendere di luce propria, ogni cosa che fa gli riesce molto bene e sa già che l’impegno che Noa si è assunta, senza peraltro avere motivo o dedizione per farlo, rappresenterà una grossa delusione ed una disfatta eclatante. Lui potrebbe tranquillamente aiutarla, ma le ha promesso che ne starà fuori, le ha promesso che non si impiccerà mai, che lei andrà avanti da sola e con le sue forze perché deve dimostrare a se stessa (e agli altri) che lei è Noa e riesce bene anche senza Theo. Così lui ne resta lontano, non si interessa di tutto quello che assorbe il tempo di Noa. Impegni, incontri, meeting, che la trascinano fuori di casa alle sei di mattina e le permettono di rientrare solo a tara sera. Si, perché non è che la cittadinanza sia così felice di avere dei tossici da internare in una struttura modello. Temono che questo porti altri tossici, spaccio di droga, criminalità, no grazie insomma. L’impegno che si è assunta con tanta pompa magna comincia a fare acqua da tutte le parti… ma Theo, come richiesto, non mette mano per aiutarla, o favorirla con la sua influenza, non intercede per lei, non mette una buona parola dove servirebbe. No grazie, Noa vuol fare da se.
Non voglio raccontarvi altro. In realtà, come vi ho già detto, la trama è molto semplice ma non è questo l’aspetto fondamentale di questo libro. Il punto di forza sono i personaggi, le loro personalità, i loro modi di affrontare la vita, i problemi, di affrontarsi l’un l’altro quotidianamente e imparare ogni giorno qualcosa di più.
Vi consiglio caldamente di leggerlo! Mi verrebbero in mente almeno tre domande da farvi… per vedere se alla fine abbiamo dedotto le stesse cose da questo bellissimo spaccato di vita. Ve le lascio qui sotto…
-      Chi tra Noa e Theo è più innamorato?
-      Chi tra Noa e Theo è più maturo?
-      Come definireste l’avvicinamento di Noa a Tal? 
Scusate, sembra un compito in classe!!! Hahaha non lo è giuro! Poi vi dico come la penso io!!!!!

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