Inizio: 5 settembre 2013
Fine: 10 settembre 2013
Mah
… che dire. Anche se sono molto tentata non voglio definire insulso questo libricino,
per rispetto nei confronti di un autore da molti riconosciuto come geniale. Tuttavia
io non ho mai amato Oscar Wilde, tantomeno i suoi scritti. Ho letto poco, The importance of being Ernest e The Picture of Dorian Gray… e con tutto
il rispetto, quel poco mi ha fatto desistere dal leggere altro. Wilde non mi
piace. E non mi piacciono gli esteti. L’unico aspetto di lui che mi ha sempre
colpito e suscitato rispetto è stata la sua capacità di mostrarsi agli altri
per quello che era, andando incontro al carcere pur di non rinnegare la sua
omosessualità. Il che, per uno come lui, non era cosa da poco: povertà,
sofferenza, miseria e scherno, cose alle quali non era abituato. Considerato
poi il contesto in cui viveva, chapeau due volte, lodiamone il coraggio. Detto
ciò, visto che da liceale non avevo lo avevo amato, con 13 anni in più sulle
spalle ho deciso di riprovarci. Non ho scelto proprio un’opera particolarmente
significativa, ma è pur sempre qualcosa di suo. Giusto perché una seconda opportunità
non si nega a nessuno. Avendo letto un’opera teatrale ed un romanzo… adesso mi
accingo a leggerne una di prosa. Questo libro contiene tre storie del mistero/dell’orrore
delle quali sintetizzerò la trama per chi non le conoscesse. Oddio definirle del
mistero e dell’orrore mi sembra esagerato, considerato che è lo stesso secolo
di Edgar Allan Poe (1809-1849) il quale scrive prima di Wilde e decisamente
meglio, ma la critica alla fine le definisce così.
Il
fantasma di Canterville – una famiglia di americani compra il castello di
Canterville, famoso per il fantasma che da tre secoli fa fuggire ed impazzire
chiunque ci viva. Ma il ministro Otis e la sua famiglia sembrano averla presa
con estrema filosofia ed il povero Sir Simon Canterville, oltre che infuriato è
tremendamente avvilito. Questi americani non si spaventano. Anzi, si fanno
beffe di lui. In particolare i gemelli che continuamente gli giocano brutti
scherzi. Solo Virginia, la figlia quindicenne, ha pena per lui e decide di
aiutarlo…
Il
principe felice – è la storia molto triste di un principe felice (ma infelice
nella realtà) e di una rondinella pronta a sacrificare la sua vita in nome
dell’amore. Il principe è una statua d’oro con il cuore di piombo, due zaffiri
al osto degli occhi e un rubino ad ornare l’elsa della sua spada; la rondine,
in ritardo rispetto alle compagne, si affretta a tornare in Egitto, per passare
l’inverno, poiché ormai in città comincia a far freddo. Ma il loro incontro
fortuito li renderà inseparabili fino alla morte.
Il
pescatore e la sua anima – un pescatore cattura nella sua rete una sirena bellissima,
la lascia libera purché lei canti per lui ogni volta che lui la chiamerà. Passano
i giorni ed il pescatore si innamora di lei a tal punto da voler rinunciare a
tutto per raggiungerla sul fondo dell’oceano. Il prezzo da pagare però è decisamente
alto: deve rinunciare alla sua anima. E così, trovato il modo se ne libera, nonostante
la sua Anima non vorrebbe. Non vorrebbe andarsene senza il cuore, perlomeno, ma
il pescatore non glielo da poiché serve a lui per amare la sua sirena. Ogni anno
la poverina torna sulla rupe dove si sono separati e lo chiama. Gli offre
Saggezza e Ricchezza, che il pescatore rifiuta. Solo il terzo anno, con la
promessa di incontrare una danzatrice, lo convince a ricongiungersi con lui. Ma
lungo la strada l’Anima senza cuore lo costringe ad azioni malvagie…
Ok,
forse non ho scelto l’opera migliore per dare una seconda chance ad Oscar. Ne prendo
atto e cercherò qualcos’altro. Tuttavia non riesco proprio a farmi piacere il suo
modo di scrivere e tantomeno quello che scrive. Cerco anche di pensare che dovrei
calarmi nel contesto storico… ma proprio non ci riesco. Non che questi piccoli
racconti siano insulsi, è evidente che Wilde mette tra le righe interessanti
riflessioni e comunica la propria idea di Amore e morte. Ma a me questo non
basta. Non riesco a vedere molto di più di tre semplici racconti. La prossima
volta mi accosterò al De Profundis (una lettera), magari riuscirò a ricavarne qualcosa
di più.