Inizio: 12 marzo 2013
Fine: 6 settembre 2013
Un aeroporto, due amiche e tanta
acqua passata sotto i ponti. Comincia così questo libro, quando il destino ha fatto
rincontrare Eva e Lucia. La loro amicizia, iniziata da bambine, si è
bruscamente interrotta anni prima per qualcosa di … rilevante. Ed ora eccole
lì, l’una davanti all’altra visibilmente emozionate, a darsi un appuntamento.
La bionda e la mora, il sole e la luna, due contrapposizioni viventi, perché
loro due non potrebbero essere più diverse. Eva è bionda, bellissima (con tanto
di carriera da attrice), dolce e sensibile, alle volte un po’ ingenua, tutta
amore e gentilezza; la sua vita è la sua famiglia, fortemente voluta e per la
quale ha rinunciato al suo lavoro, suo marito Raul e sua figlia Lola. Lucia è
mora, bella e forte. L’infanzia l’ha segnata con la prematura scomparsa della
madre e lei, spirito libero, da allora cerca di rimanere indipendente. Donna in
carriera, sempre super impegnata e iperattiva, è riuscita a mandare a rotoli
perfino la sua storia con Jorge: lui voleva dei figli, lei no. Eppure nella
loro diversità queste due bambine, per tanti anni sono state inseparabili. Dopo
la morte della madre di Lucia, Eva e la sua famiglia presero l’abitudine di
tenerla presso la loro casa per gran parte della giornata, fino quasi ad
adottarla, aiutando sua padre Julian a riprendersi e lei a sorridere. Fino ad
un giorno, nel quale, qualcosa si è rotto. L’autrice è molto brava a far
trapelare solo minimi indizi sulla causa della rottura, senza svelare anzitempo
il mistero del loro allontanamento. Solo che nel far questo a Martos viaggia
avanti e indietro nel tempo (presente compreso) per darci sprazzi di giornate,
di conversazioni, istanti rubati ad un parco di Eva e Lucia bambine. I loro
litigi da adolescenti, la formazione pian piano della loro personalità
attraverso il confronto con Ana, la sorella di Eva. Poi le superiori, loro due
sempre assieme, Lucia infastidita da un certo Ivan ed Eva innamorata di un
certo Miguel (che diventerà poi il suo ragazzo). La Martos dissemina per tutto il libro i
ricordi di questi anni, di Oscar e Fernando, della neonata relazione tra Eva e
Raul. Saltando di anno in anno, avanti e indietro nel tempo, però, il quadro
complessivo ne risente un po’ e il lettore, spesso, si sente confuso. Almeno
per quanto riguarda l’ordine cronologico del passato; il presente è
chiarissimo. Lucia è sola, Jorge l’ha lasciata e lei si è buttato anima e corpo
nel lavoro; Eva invece ha deciso di lasciare il marito, una soluzione estrema
che mai avrebbe pensato di usare. Ma poco dopo la loro separazione, Raul
improvvisamente muore in un incidente ed Eva si ritrova realmente senza un
marito e Lola senza un padre. Meno male che a fare da spalla al suo dolore c’è
Lucia, non poteva esserci compagna e sostegno migliore. Anche per la piccola
Lola con la quale zia Lucia ha legato stretto, neanche fosse la madre. Ha
legato talmente stretto da volere diventare madre prima che il suo orologio
biologico smetta di essere dalla sua parte. Non moglie, solo madre. E così Jorge rispunta nella sua vita
per essere padre, non marito, solo padre. Eva nel frattempo comincia a vedere
un certo Javier, che però appare e scompare a suo piacimento. Per fortuna che
si è rimessa a lavorare, per distrarsi, ed ha conosciuto Victor, uno degli
allievi di un’azienda ai quali insegna comunicazione. Eppure dietro l’angolo
c’è la malattia di Eva, che riunisce tutte le donne della famiglia come un
branco di leonesse, per non sentirsi sole e non far sentire le altre sole. Ma
poi la vita deve avere la meglio sulla sofferenza. Bisogna andare avanti. Almeno
bisogna provarci. Con le persone importanti accanto.
Nonostante
io mi senta in tutto e per tutto come Eva, ci sono lati di Lucia che mi
appartengono altrettanto. Questo libro, narrato a due voci, quello delle
protagoniste alternativamente, ha qualcosa di magico. All’inizio non lo si
percepisce così chiaramente, si è come sospesi; forse anche la scelta di
ricorre a dei non-luoghi come gli aeroporti di Madrid e Barcellona, in qualche
modo, segna i passaggi di vita, fa saltare il lettore da una dimensione
all’altra senza nemmeno accorgersene. Dolce e commovente, raccontato con una
forza spaventosa, trasmette la semplicità che tutti dovremmo imparare a non perdere
mai, a desiderare sempre.
Ho
lasciato questo libro fermo dei mesi, parcheggiato sul mio comodino. Ci sono
momenti nei quali la realtà non mi permette più di leggere e devo per forza
smettere. Ma voi, se potete, leggetelo tutto d'un fiato.
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