venerdì 19 ottobre 2012

La donna abitata

Manco da un po'... continuo a leggere ma non sono più riuscita a trovare tempo per recensire... malissimo!! Sono indietro di almeno quattro recensioni -_-
Per non perdere altro tempo, a discapito dell'ordine cronologico, pubblico una recensione fatta ieri, fresca fresca... a presto seguiranno anche le altre!!!

Inizio: 19 agosto 2012
Fine: 18 ottobre 2012 


Davvero molto bello. Non conoscevo Gioconda Belli e nemmeno la storia del Nicaragua. La mia conoscenza si limitava all’America del Sud. Purtroppo non v’è molta differenza nella storia politica del Centro America, che ha sofferto e soffre ancora delle stesse ingiustizie rese tristemente note dai cugini Cileni, Argentini e Peruviani. Avevo già avuto un assaggio di quel mondo con Junot Diaz, uno scrittore dominicano; la storia si ripete uguale anche a Faguas (città inventata dalla Belli unendo le due parole fuego & aguas). 


A mia zia era stato consigliato da un’amica, ma si era arresa alle prime cinquanta pagine. Sicuramente è un libro impegnativo, rappresentativo di una determinata situazione socio politica e pertanto ricco di particolari basati su un fondo culturale che va conosciuto un po’ più da vicino. Gioconda Beli non è una semplice scrittrice, ma una vera e propria macchina fotografica. Fotografa con un realismo incredibile tutta una serie di personaggi che hanno una loro dimensione all’interno di una cornice. Ogni scrittore è figlio del proprio contesto, ma ce ne se sono alcuni che fanno del loro contesto il tema principale. Non il banale sfondo.

1973. Lavinia è una ragazza giovane, un architetto, figlia della borghesia alta di Faguas. Ma le sue vere origini sono state smorzate e modellate dall’amata zia Ines, che da sempre le ha insegnato l’importanza dell’emancipazione femminile e della propria indipendenza, in netto contrasto con l’ideale di donna Nicaraguense. Così quando la cara zia muore, Lavinia va ad abitare nella sua casa, ritrovandosi sola e guadagnandosi la capacità di decidere per se stessa. Trova lavoro in un importante studio di architetti dove lavora con Julian e Felipe. Oltre alla donna delle pulizie, Lucrecia, a tenerle compagnia c’è solo un bellissimo albero di arance che sembra fiorire e dare frutti anche grazie alle sue carezze e parole. Un albero che si apre a lei e che le da conforto. Quasi fosse vivo ed avesse un animo. E la realtà non è poi così diversa. Quell’albero che stende le sue foglioline verdi al sole cocente di Faguas è “abitato” dallo spirito della guerriera Itzá, giovane india morta insieme al compagno Yarince lottando contro i conquistatori spagnoli. Itzá entra nel corpo di Lavinia con una spremuta d’arancia, ma senza impossessarsene. Passa solo la sua conoscenza, il suo carattere, la sua determinazione in un mondo maschilista e violento; passa in lei la fiducia e la capacità di credere nelle proprie capacità. È tutt’altro che un personaggio marginale, è coprotagonista. Le continue incursioni di Itzá aprono al lettore un parallelismo lontano di secoli, ma che riflette ugualmente le problematiche attuali: la lotta, la voglia di libertà, il sacrificio necessario per essere liberi e rendere liberi i propri figli. 

La vita di Lavinia scorre uguale e monotona, con qualche incursione nel mondo benpensante dal quale lei si è ribellata anni prima, fino a quando, una notte, si trova coinvolta sua malgrado nel salvataggio di un clandestino: Sebastian. Felipe fa parte del Movimento che combatte il regime del Grande Generale (che sicuramente possiamo identificare con il dittatore Somoza, apertamente combattuto dalla coraggiosa Gioconda insieme ai compagni del movimento Sandinista) ed una notte salva Sebastian da una retata con annessa sparatoria che uccide molti dei compagni frequentati dai due. Felipe, non sapendo dove altro portare Sebastian, lo porta sanguinante e bisognoso di cure a casa di Lavinia (con la quale ha una specie di relazione). La convivenza forzata dura una settimana e Lavina si trova ad affrontare, da sola e per la prima volta, la paura. Paura di un mondo che non le appartiene e che non vuole conoscere, paura di essere scoperta e arrestata, paura di trovarsi di fronte una realtà che ha sempre ignorato. La realtà di chi combatte per una giustizia vera, uguale per tutti. Superata la paura Lavinia prende la decisione più importante della sua vita: entrare a far parte del Movimento. Dopo un percorso doloroso volto a comprendere cosa sia veramente giusto, la ragazza affronta Flor, conosciuta la notte della retata, chiedendole di entrare ufficialmente a fare parte del Movimento. Lavinia però non può dare alla sua vita la svolta che vorrebbe: la sua posizione di altoborghese, al di sopra di ogni sospetto, le apre strade negate alle persone di bassa estrazione sociale che compongono il Movimento. Inoltre la moglie del Generale Vela, braccio destro del Grande Generale, le affida la costruzione della nuova maestosa tenuta dei Vela. Si apre per lei una strada di collaborazione molto diversa da quella che si aspettava di percorrere: niente abbandono delle sue abitudini e posizioni apertamente contrarie al regime, ma, al contrario, posizioni ostentatamente altoborghesi per non dare nell’occhio e poter svolgere indisturbata il lavoro di spia. Raccogliere voci, commenti, informazioni sui Vela, etc. In tutto questo Itzá fa sentire la sua presenza quotidianamente, tanto da far si che Lavinia pronunci il nome di Yarince senza nemmeno accorgersene, ignorando completamente chi sia costui. Bisogna ammettere che la presenza della india in realtà si fa notare soprattutto dal lettore; non esistono se non pochi momenti nei quali la vita delle due donne realmente si incrocia e sembra sfiorarsi, Lavinia percepisce solo poche volte ed in modo confuso la presenza di qualcun altro. 
Lungo tutto il romanzo corre un parallelismo incredibile tra questi due meravigliosi personaggi che porta facilmente il lettore ad immaginare una conclusione che può, proprio per questo, apparire scontata. La bellezza della scrittura di Gioconda e la sua capacità di trascinarci nel mezzo delle azioni fanno correre il lettore verso la fine, verso le ultime pagine, in modo concitato, divorando riga dopo riga… 
Lo consiglio vivamente a tutti, ma consiglio inoltre di leggere un poco della biografia di Gioconda Belli, anche una non dettagliatissima, basta Wikipedia. Sicuramente sapere di più della vita della scrittrice vi permetterà di apprezzare a pieno questo splendido romanzo… autobiografico.

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