martedì 10 dicembre 2013

La morte si muove nel buio

Inizio: 23 ottobre 2013
Fine: 24 novembre 2013

5 e 6 maggio 1527. Sacco di Roma. L’esercito di Carlo V ha invaso Roma mettendo a ferro e fuoco la città, i tedeschi e i lanzichenecchi sono ovunque e papa Clemente VII è prigioniero in Vaticano. L’imperatore, contrario a quell’iniziativa sanguinosa ha provveduto a spedire parte dell’esercito spagnolo da Madrid, per riequilibrare la situazione. Così Roma è controllata da tedeschi e spagnoli, due falangi al servizio di uno stesso imperatore. Solo due persone non si sono accorte della cortina fumosa che regna sovrana sulla città: Gregorio, un ex frate sfuggito al rogo, che vive da anni ritirato nel sottosuolo ed il giovane Parmigianino, troppo intento a dipingere.  In questa situazione caotica, nel cuore del palazzo in cui è rinchiuso Clemente VII, vengono uccisi il Cadinale Ercole Rangoni ed il suo segretario Mario Barbaro (finito infilzato su una picca dopo essere stato buttato da uno sfiatatoio), oltre a due guardie spagnole, brutalmente sgozzate per essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ufficialmente è il colonnello Schertlin ad essere incaricato di indagare sulle morti sospette; ufficiosamente, Morone, un conte che governa Roma per conto di Carlo V, incarica Benvenuto Cellini di fare le stesse indagini. Benvenuto è un orafo fiorentino venuto a Roma anni prima e distintosi come pifferaio del papa. Il suo il suo sogno di sempre, però, è diventare uno scultore. L’artista, dopo il Sacco di Roma, si ritrova a coniare monete per Carlo V, su ordine di Clemente VII. Il papa, un Medici, apprezza Cellini e in qualche modo lo protegge. Innumerevoli trame filano nel palazzo, tessute soprattutto da altre losche figure: il Cardinale Pisani, veneziano doc, che non può soffrire Benvenuto e la sua sfrontatezza nel mettere il naso dappertutto; il Cavalierino, francese, assistente personale del papa, che come Pisani non può sopportare Benvenuto; lo stesso Morone, poco chiaro nelle sue posizioni, etc. Le indagini procedono a rilento perché Schertlin e Cellini non si sopportano per ragioni che vanno al di là delle loro posizioni politiche e sociali: sono innamorati della stessa donna, una cortigiana (per dirla moooolto finemente) di nome Lozana. Il loro è un continuo pestarsi i piedi e ringhiarsi a debita distanza, lontanissimi dal collaborare, cercano goffamente di avanzare nelle indagini ostacolandosi l’un l’altro. L’unica cosa certa è che Rangoni è morto soffocato e non naturalmente (come si voleva far credere) e che il povero Barbaro è stato torturato a lungo prima di essere ucciso. Schertlin è solo nelle proprie indagini, mentre Benvenuto può godere dell’aiuto dell’amico Mezzocavallo e di Muñoz, l’unica guardia della ronda spagnola salvatasi per miracolo all’agguato. I due avrebbero il compito di controllare e pedinare il Cavalierino, che però se ne accorge, seminandoli. Benvenuto conta anche sul Parmigianino, per chiarire alcuni aspetti del ritrovamento di un incisione sulla picca di una delle guardie sgozzate, che non gli sono chiari. Si rivolge ance a al padre confessore di Rangoni, il quale lancia solo messaggi sibillini per non venire meno alla riservatezza delle confessioni. Per di più una delle persone che potrebbero aiutarlo davvero, Padre Francisco, sembra sparito nel nulla. All’insaputa di tutti, per sfuggire ai Colonna, il padre ha trovato rifugio da Gregorio nel sottosuolo, sotto il nome di Paride. Ognuno dei tredici fidati che vivono e convivono con Gregorio nel sottosuolo ha un nome dantesco, ci sono Paolo e Francesca, Ciacco, Caronte, etc, gente dimenticata da Dio e dal mondo che continua a vivere sotto la protezione di Gregorio. Ma nemmeno nell’ombra del mondo si è al sicuro: qualcuno ha tradito gli altri e i soldati di Colonna irrompono nel sottosuolo. Gregorio, ferito, viene portato dal medico Tobia ed è qui che tutta la squadra di Benvenuto, si rende evidente e utile. Cellini ha capito che mettere lui e Schertlin sullo stesso caso, come due cani sullo stesso osso è stato uno stratagemma per sviare entrambi e decide di collaborare con il colonnello. Cosa non facile, data la diffidenza di entrambi, ma che pian piano ingrana e da i suoi frutti… almeno fin quando Benvenuto non viene arrestato dal Cavalierino con l’accusa di avere sottratto molto oro da quello consegnatogli per coniare le monete carline. Con Benvenuto fuori combattimento, Pisani mette alle calcagna di Mezzocavallo e Muñoz il suo famiglio Bernardino. Gregorio dopo un’altra imboscata, viene catturato e rinchiuso nelle prigioni, bisogna eliminarli tutti. ma le armi a disposizione della banda del Cellini sono molte di più di quelle immaginate dai loro nemici, e la carta migliore è l’appoggio del Cardinale Armellini. Il cammino verso le verità (non una, ma molte) è ancora lungo, ma con l’aiuto di Schertlin, il bandolo della matassa comincia a vedersi.


Un giallo davvero avvincente e per nulla scontato. Non ricordavo benissimo questa parte di storia e l’affresco storico fatto dal De Pascalis è davvero molto bello. Una vicenda oscura ed intrigante in un momento storico molto torbido, dove diversi mali si mescolano ed il bene sembra annaspare alla ricerca di luce. Eccezionale la scelta dei personaggi, assolutamente non di fantasia, a partire dallo stesso Cellini. Immagino ci sia stato un immenso lavoro di studio e ricerca storica dietro questo piccolo gioiello. L’ho apprezzato e consigliato già a parecchie persone, leggetelo, vi conquisterà!

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