Inizio: 2 agosto 2015
Fine: 5 agosto 2015
Lento. Estremamente lento e viscoso.
Questo libro è rimasto per qualche anno sulla mia libreria. Come dico sempre
ogni libro ha il suo momento. Ricordo di averlo comprato dopo avere visto le
prime scene del film una sera in tv. Mi ci ero imbattuta casualmente, ma
conoscevo il titolo del libro. Così, dopo aver spento (ovviamente) il
televisore mi ero annotata di comprarlo. La quarta di copertina, soprattutto
quando riporta pareri esterni, è sempre la cosa più fuorviante. Anche perché
non sarebbe possibile trovarci un’indicazione quale: “decisamente il più noioso
dell’ultimo secolo”, quand’anche fosse l’unica cosa sensata da riportare. Ma
ammetto che un po’ per fama, un po’ per le impressioni, ci sono cascata pure
io. Un serial killer in pieno settecento, wow! Già, wow .. peccato che Suskind
si sia interessato a tutto tranne che a quello. Aveva tra le mani un ottimo
personaggio, aveva creato dal nulla un capolavoro… la cosa più difficile!
Ed è riuscito a distruggerlo dopo
300 pagine di pura agonia. Da non credere.
Vediamo di andare con ordine.
Jean Baptiste Grenouille nasce e
sopravvive per fare un dispetto alla vita e, dopo poche ore, miete la sua prima
vittima, anche se involontariamente: sua madre, accusata di tentato
infanticidio e abbandono viene giustiziata. Senza un motivo preciso questo
bambino porta su di sé il marchio della crudeltà e della cattiveria fin da
subito. Rifiutato da molte balie e perfino dai religiosi di Parigi, viene
affidato alle cure di una donna che si occupa (dietro pagamento) di bambini
abbandonati. Lei, stranamente, non sembra percepire l’inquietudine che il
ragazzo emana per il semplice fatto di non avere un odore personale. Il fatto
che egli non abbia, come tutti gli uomini, un odore proprio, lo rende sospetto
agli occhi degli altri. Ma Jean Baptiste è troppo preso dagli odori del mondo
per rendersi conto che solo lui ne è privo. Il ragazzo non solo percepisce gli
odori ed i profumi che tutti percepiscono, ma sente molto distintamente una
categoria inaccessibile ai più: l’odore del vetro, del legno, di un gattino
appena nato, del denaro, di ogni singolo animale, dei sassi, di qualsiasi cosa
semplicemente esista. Allontanato dalla casa famiglia, trova lavoro presso una
conceria. È questo il periodo del suo primo omicidio. Guidato attraverso Parigi
da un profumo, che lui definisce “il profumo dell’amore”, arriva alla finestra
di una fanciulla. Lei è di spalle alle prese con della frutta, e non sia
accorge di nulla. Ma Jean Baptiste si avvicina troppo, annusandola con voluttà
e lei percepisce una presenza alle sue spalle. Il tempo di girarsi ed il
ragazzo la strangola. Neanche il tempo di un ulteriore respiro. E come se non
bastasse la spoglia, per annusare tutto il suo profumo, immagazzinarlo nella
sua mente e non dimenticarlo più. Già, perché se lo dimenticasse, sarebbe
irrimediabilmente perduto per sempre. La sua vita riprende esattamente come se
nulla fosse; lavora sodo, senza lamentarsi di nulla, senza essere pagato; il
mestiere è pesante ma Jean Baptiste ha una cosa sola in mente: riuscire a
lavorare alla profumeria Baldini. La rinomata profumeria di Baldini è una delle
più vecchie e prestigiose di tutta Parigi e lì, Jean Baptiste, intende imparare
l’arte del conservare gli odori. Con un escamotage che ha dell’incredibile, il
ragazzo guadagna la fiducia del profumiere, che fino a cinque minuti prima
dell’incontro aveva deciso di chiudere bottega, vendere e tornarsene in Italia,
a Messina. Invece compra (letteralmente) l’apprendista dal mastro della
conceria e si prepara a fare faville. La profumeria rinasce, cresce e si
rinnova con le squisite essenze create di nascosto da Jean Baptiste, che mille
ne crea e altre diecimila ne immagina e pensa. Nessuno sa che non è il buon
vecchio Baldini a creare le fragranze, ma il ragazzo non vuole fama né
successo, né tantomeno soldi, vuole solo che gli venga insegnata l’arte con la
quale racchiudere tutti gli odori del mondo in altrettante gocce di essenza. Ma
quando si rende conto che il maestro profumiere non è in grado di insegnargli
questo, Jean Baptiste si ammala gravemente. Si riprende solo ed esclusivamente
quando viene a sapere che a Grasse insegnano altri metodi di estrazione delle
essenze. Come arrivarci da uomo libero? Dopo altri tre annidi lavoro e
parecchie promesse, finalmente il ragazzo, ormai diciottenne, parte con il suo
diploma di garzone nelle mani e qualche soldo. Nel suo lungo viaggio verso
Grasse, però, il giovane Grenouille si rende conto che è nauseato dagli odori
degli uomini, che, dopo essersi finalmente lasciato Parigi alle spalle, non
vuole più sentirne lo sgradevole, inconfondibile essenza. Schiva così ogni
presenza umana per giorni, arrivando ad allungare notevolmente il suo viaggio e
in qualche modo, portandolo a termine fermandosi su una montagna assolutamente
arida ed inospitale per la bellezza di sette anni. Sette anni chiuso in una
spelonca dormendo per la maggior parte del tempo, vivendo nelle innumerevoli
stanze che la sua mente ha creato. Fino a quando, finalmente, la consapevolezza
di non avere un odore lo turba e lo scuote a tal punto da ridestarsi e
rimettersi in marcia. Uno straccio d’uomo, un cencio di 25 anni, con la barba
fino a terra e i capelli incolti, le unghie sporche e lunghe, un mostro curvo e
mezzo nudo si aggira per i campi spaventando chiunque. Per salvare sé stesso
Jean Baptiste racconta di essere stato tenuto prigioniero per sette anni,
rapito e poi misteriosamente liberato. La sua storia attira l’attenzione di uno
pseudo scienziato: il marchese Taillade-Espinasse; quest’uomo aveva una teoria
della quale era fermamente convinto e Grenouille sembrava davvero la prova in
carne ed ossa della stessa. Secondo il marchese infatti il contatto e la vicinanza
con la terra portano l’uomo ad ammalarsi gravemente e quindi a morire. Più ci si
allontana dai gas veleniferi emanati dal terreno, più si vivrà. Jean-Baptiste
era stato sicuramente stato ridotto così dalla forzata permanenza in una grotta
nella roccia nuda, pericolosamente infida. Il ragazzo coglie l’espediente per
rimettersi in sesto e crea per l’occasione “un profumo” che gli consenta di odorare
come tutti gli uomini. In questo modo egli potrà aggirarsi per Montpellier
senza dare nell’occhio. Finito il suo compito … semplicemente sparisce. Arriva finalmente
a Grasse dove trova facilmente di nuovo lavoro presso una profumeria, quella
della vedova Arnulfi. Ma a grasse, il ragazzo, trova anche un’altra cosa: un
profumo, ancora più potente di quello della fanciulla di Parigi, un po’ più
acerbo poiché colei al quale appartiene è ancora una bimba. Quel profumo tra
due anni esploderà con tutta la sua forza e Grenouille giura a se stesso che in
due anni troverà il modo per preservare finalmente quel profumo, stillarlo,
estrarlo e creare con quello il suo reale proposito: il profumo dell’Amore. Grasse
però, dovrà pagare caramente la follia di quest’uomo, al quale nulla e nessuno può sfuggire.
Jean Baptiste de Grenouille (nella
finzione letteraria) ha ucciso 24 ragazze più 2.. e Suskind perde tre quarti di
libro a raccontare cose assolutamente … noiose. Sono d’accordo su una cosa: ha saputo creare un personaggio unico ed
inquietante, peccato non abbia saputo bene cosa farne. L’inizio del libro è
già abbastanza denso, quando Suskind descrive tutti gli odori che si possono
percepire per le strade di Parigi. Una lunghissima sequela di effluvi che pare
non finire mai. Due pagine e mezza buone, quasi tre, che manco Eco per
descrivere il portale del convento ne “Il nome della rosa”. Un’ansia pazzesca. Ora
grandissimo merito va al lessico, sicuramente notevole e mai scontato, con una
ricerca di parole e sinonimi davvero mastodontica, quasi eroica… però a parer
mio non basta. In poco più di 50 pagine si compiono ventitré omicidi e non uno,
nemmeno uno, viene descritto. Come se il libro parlasse di tutt’altro, come se
gli omicidi fossero marginali. Probabilmente nella mente di Suskind era
decisamente così. Forse, pur avendo creato un serial killer, l’autore non ne ha
compreso la potenza letteraria, declinando tutta l’attenzione del lettore su
altro. In questo libro il lettore si sente un cane randagio, indesiderato
peraltro, alle calcagna di Grenouille, così, per tutto il romanzo, senza sosta.
Senza che sia chiaro fino in fondo (e nemmeno in fondo) per quale dannato
motivo Jean Baptiste sia così cattivo, insensibile, quasi avesse il male
geneticamente insediato e quasi avesse nel male la sua unica possibilità di
vita. Lo stesso male che inutilmente riversa verso se stesso, in un ultimo
estremo atto di egoismo. Vuole essere amato, si, ma di un amore finto,
idolatrante, annichilente e totalmente malato.
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