Inizio: 7 agosto 2015
Fine: 20 agosto 2015
"[...] Dovevo combattere?
Dargliela vinta? […] Ma vale la pena di vivere inghiottiti dal bidone della
spazzatura che la società riserva alle menti disadattate?”
Quando ho letto Shantaram ho
compreso che tutti (o quasi) abbiamo diritto a
non essere giudicati, ad avere
una seconda opportunità e che, spesso, è più importante cosa facciamo per porre rimedio
ai nostri errori, che non gli errori stessi che abbiamo commesso. Tuttavia i
crimini efferati solitamente non mi lasciano molto spazio di manovra: condanno
bruscamente e senza nessuna attenuante. Laddove poi vi sia un chiaro intento di
violenza gratuita, di amore per la crudeltà, aggiunto ai futili motivi, alla
totale assenza di empatia, pietà, etc… arrivo a formulare pensieri ancora più…
rigidi. Per me, certi delinquenti, non dovrebbero nemmeno rivedere la luce del
sole, altro che essere reintrodotti in società… Uno stupro (che sia ai danni di
una donna o di un uomo –e non apro nemmeno l’argomento bambini…) è decisamente
troppo grave per essere anche solo lontanamente compreso, figuriamoci
giustificato. È brutale, spietato, violento e devastante. Non riesco a scusare,
a capire, a difendere. Non che io non creda a quelli che vengono definiti
“malati patologici”, ma credo che poi, come sempre, se ne approfitti anche chi
non ha nessuna patologia. Il campo dell’infermità mentale è davvero difficile
da delimitare. Spesso ho sentito medici giustificare il presente violento di
alcuni pazienti (stupratori) rimandandone le cause a infanzie rubate, a
molestie subite, ad abusi. Ok, allora qualcuno può spiegarmi perché un buon 80%
(non mi spingo oltre) di abusi è perpetrato sulle donne, sulle ragazze, (sulle
bambine perfino!) e poi, invece, sono gli uomini a diventare molestatori/stupratori?
Qualcosa non torna in questo meccanismo.
Ad ogni modo, per la prima volta, mi
sono trovata davanti ad una storia incredibile nell’accezione buona del
termine. Credibilissima ed estremamente inquietante, ansiogena e choccante. E
per la prima volta nella mia vita ho davvero inteso cosa significhi “non essere
capace di intendere e di volere”. Che poi, nella realtà (lo capirete), chi ha commesso gli stupri era ovviamente capace di intendere e volere,
ma non si può condannare William Milligan per questo. La sua condizione lo ha
condannato per tutta la vita ad una sofferenza pari a quella che ha inflitto
alle sue vittime. Mi rendo conto che sia difficile da capire, detto così, ma
leggendo oltre, sono sicura che comprenderete.
Ohio, Stati Uniti. 1977-1978. Le
giovani rapite dal campus, stuprate, rapinate e rilasciate sono già salite a
tre. Insieme al numero sale anche l’indignazione pubblica e la paura per quello
che ormai tutti chiamano lo stupratore del campus. Tra interrogatori incrociati
alle vittime e rilevamenti di impronte, nei database della polizia appare un
riscontro: William Stanley Milligan, già schedato per altri crimini. Quando due
vittime su tre lo riconoscono con certezza, oramai il caso sembra chiuso: il
procuratore chiederà il massimo della pena per ogni stupro. Non esiste altra
possibilità. A poco serve che al momento dell’arresto Billy sembri totalmente
incapace di spiegarsi cosa diavolo stia succedendo e continui a ripetere di non
saperne nulla. A nulla serve quella frase lanciata dalla cella “Oh mio Dio, oh
no, ancora?!” seguita da un tentativo di suicidio. Come si fa a prestare
attenzione a queste cose quando tutte le prove portano a lui? E non solo, anche
le vittime lo hanno riconosciuto. Così Billy resta come in trance. E poi di
colpo si ridesta, sembra diverso. Alle volte
arrogante e manipolatore, altre sembra collaborare (continuando comunque
a negare), altre addirittura sembra un bambino, spaurito e bisognoso di
affetto. Un elemento, peraltro, già evidenziato dalle vittime, che descrivono
Milligan come avente comportamenti completamente diversi: dal momento del
rapimento a quello del rilascio sembrava passare dall’aggressività (marcata da
un forte accento iugoslavo) alla confusione, alla dolcezza, ad un affettuosità
marcata e poi di nuovo alla stizza…
La prima ad accorgersi di tali
sbalzi è il suo avvocato, Judy Stevenson. Lei e il collega Gary Schweickart non
credono di poter far passare Milligan per uno con infermità mentale, tuttavia
qualcosa nel suo comportamento non torna. Chiedono così la perizia della Dottoressa
Dorothy Turner, affermata psichiatra di indubbia reputazione e fama. Quello che
si troverà davanti, la segnerà come donna e come psichiatra per il resto della
sua vita. William Milligan, che le sta davanti, parla di Billy Milligan in
terza persona, come se lo conoscesse di vista e nulla più; all’ovvia domanda
“Ma con chi sto parlando, tu chi sei?” la risposta è “Io sono David, Billy sta dormendo”. David ha
otto anni, e subentra quando c’è sofferenza; nell’angoscia di trovarsi con
quella donna in una stanza chiusa le rivela il segreto di William, che mai
avrebbe dovuto rivelare. Loro non sono uno solo (William), sono una famiglia
capeggiata da Arthur e Ragen. E loro si arrabbieranno molto
quando scopriranno che lui, David, ha rivelato il segreto.
“Arthur dice che sono il guardiano
del dolore. Quando qualcuno si fa male, sono io che vengo fuori su posto e lo
sento. […] Arthur ci ha spiegato come funziona quando uno di noi deve venir
fuori. È un grande fascio di luce bianca. Tutti stanno intorno, guardando o
dormendo nei loro letti. E chiunque mette piede sul posto, è fuori nel mondo.
Arthur dice che chiunque sta sul posto possiede la coscienza.”
Il giorno successivo, la situazione
peggiora quando Dorothy apprende da Christopher,
di tredici anni, che David è stato
sgridato ed allontanato, Arthur è furibondo e lui non ha nessuna intenzione di
peggiorare le cose. Non parlerà. Rivela a Dorothy solo la presenza, tra gli
altri, di sua sorella Christene di
tre anni. Dopo qualche giorno è la volta di qualcun altro che la Dottoressa
Turner ancora non ha visto. Ha imparato a riconoscere i vari ragazzi dalle loro
movenze, dallo sguardo, ora sa che non esiste possibilità che William menta,
quelle personalità esistono e lui con tutta probabilità non ne è cosciente. Ma
questo è nuovo, è Tommy, ha sedici
anni. E non è finita. Nonostante la promessa fatta a David (di non rivelare ad
altri il loro segreto) la Dottoressa Turner cerca di spiegargli che è
importante che la signorina Stevenson sappia di tutta questa gente, affinché possa evitare a William (e a tutti gli
altri) di andare in prigione. È difficile strappare a David il consenso,
terrorizzato com’è dall’ira di Arthur. Così subentra Allen,18 anni, il manipolatore. E poi è il turno di Danny, di 14anni. Per ultimi faranno il
loro ingresso Arthur e Ragen, il primo è colui che gestisce
tutti quando c’è bisogno di logica e ragione, il secondo interviene in caso di
pericolo e solo ed esclusivamente per difesa, mai per attacco. Arthur è
inglese, ha ventidue anni, conservatore ed ateo, autodidatta di fisica e
chimica, studia medicina. Legge e scrive fluentemente l’arabo. Ragen, ventitré anni, è il guardiano
dell’odio. È iugoslavo, comunista ed esperto di karate, scrive e parla
serbo-croato ed è l’unico autorizzato a possedere e utilizzare armi. Arthur
decide infine di collaborare, a patto che si chieda il permesso e lo si ottenga
da ognuno di loro. L’osso più duro è Ragen, che teme di essere accusato anche
di altri crimini, che e crede di aver commesso (come alcune rapine). Alla fine,
dopo non poche garanzie e molte ore passando da uno all’altro, tutti accettano,
Ragen compreso. Oltre ai suoi avvocati, per la prima volta anche l’accusa ed il
procuratore vengono informati dei fatti ed invitati a vedere con i propri occhi
questo stupefacente caso. Si convinceranno da soli di ciò che vedono. In sala
sono presenti anche alcuni medici che possano attestare la gravità della
personalità multipla di William. A tutti è fatta richiesta di assoluto
silenzio, si presenteranno quando verrà chiesto loro e non dovranno intervenire
in alcun modo. Finalmente Dorothy Turner può presentare tutte le personalità (o
quasi) e mostrare come sia assolutamente impossibile fingere. Riesce perfino ad
ottenere da Arthur il permesso di parlare con il vero William. Ognuno di loro
ha una perfetta percezione di sé, della propria età ed aspetto fisico (diverso
per ognuno) [nota personale: non so se esistano dei filmati visionabili dal
pubblico… ma deve essere stato davvero inquietante]. Appare chiaro che alcuni
di loro non sanno dell’esistenza degli altri, non di tutti quantomeno ed è
Arthur che si sobbarca il compito quotidianamente di mettere ordine. Lo fa da
sempre, da quando tiene Billy addormentato (da quando ha tentato il suicidio a
16 anni); è lui a decidere chi può uscire e chi no. È lui che ha scoperto tutti
gli altri e per primo è riuscito a rimanere
sul posto quando qualcun altro cercava di rubare il tempo. Riesce a percepire i pensieri di quasi tutti ed è
sempre con lui che bisogna ragionare per arrivare a qualsiasi compromesso. È
lui, ancora una volta, che mette ordine negli avvenimenti e nei vuoti per
capire chi ha commesso i crimini. Ragen voleva rapinare le banche, Allen o
Tommy subentravano dopo che Christene aveva calmato Ragen… così, dopo, Ragen si
ritrovava stordito dalle anfetamine e dalla vodka, con i soldi e gli assegni
incassati. Pensava di avere rapinato le banche. Invece, nel mezzo, era successo
tutt’altro. Su una cosa erano tutti d’accordo: nessuno ammetteva gli stupri. Ma
allora chi? Esisteva una ulteriore personalità, Adalana, diciannove anni, lesbica, timida ed introversa, bisognosa
di affetto. È lei, la stupratrice; è lei che ha messo nei casini tutti quanti,
uscendo sul posto nell’esatto momento in cui avrebbe potuto avere un po’
d’affetto…
Nei mesi che precedono il processo,
Billy viene mandato al Harding Hospital la mattina del 16 marzo 1978, con tre
giorni di anticipo, sotto il controllo e le cure del dottor Harding. Billy è
tenuto addormentato da Arthur perché non appena “si sveglia”, non capendo,
cerca di uccidersi. Quindi sono Allen e Tommy a girovagare per l’ospedale per
la maggiore. Se si spaventano subentra Danny, se invece si fanno male, subentra
David. Mentre lui è in attesa di giudizio, si cerca di ricostruire la sua vita.
Il dottor Harding fa risalire la dissociazione multipla all’età di otto anni,
quando il patrigno lo molestò per la prima volta (di una lunga serie,
purtroppo). Molestare è un eufemismo: Chalmer Milligan sodomizzò il bambino per
ore costringendolo ad ogni tipo di rapporto, seviziandolo e minacciando di
sotterrarlo vivo. Fu allora, che David venne a prendersi il dolore per la prima
volta, domandandosi perché fosse lì. Questo infatti è uno degli aspetti più
traumatici: ognuno di loro (Arthur e Ragen a parte) ha coscienza di ciò che fa
fino a quando non lascia il posto. Quando riprende il posto non sa cosa sia
accaduto nel frattempo. Non capisce, ricorda l’ultima cosa che ha fatto e poi…
buio. Spesso possono essere passati giorni, settimane o mesi. Questo è il senso
della frase pronunciata da Billy (realmente da William) al suo risveglio in
prigione. Ci si era già trovato altre volte, senza capire, SENZA POTER CAPIRE.
Sei anni di vuoto. Sfido chiunque a non avere voglia di uccidersi seduta
stante. Ed a tutela di tutti, Arthur ha deciso di non svegliarlo più. Il
rischio che si uccida è troppo alto. Morirebbero tutti. Non morirebbe William,
no no, morirebbero tutti loro: William, Arthur, Ragen, Allen, Tommy, Danny,
David, Christopher, Chritìstene e
Adalana.
Come Allen spiegò al Dottor Harding:
“Non siamo personalità, siamo persone"
“Perché fai questa distinzione?”
“Quando le chiama personalità, è
come se pensasse che non sono reali”.
Come ci si aspettava, il 4 dicembre
1978, William Milligan viene dichiarato incapace di intende e di volere,
affetto da infermità mentale. Viene disposto che venga portato all’Athens
Mental Health Center da uomo libero, non condannato, affidato alle cure del Dottor
David Caul, perché se è pur vero che non è stato condannato, ha bisogno di
cure, di vere cure. Prima del processo il Dottor Harding aveva riscontrato un
parziale successo nel tentativo di fondere Billy con tutte le sue personalità.
Loro erano disposte a sacrificarsi per il bene comune: permettere a Billy di
vivere una vita normale da buon cittadino. C’era stato un precedente, con il caso
di Sybil, tuttavia alla psichiatra Cornelia Wilbur erano occorsi quasi dieci
anni di terapia per fondere le dieci personalità in un’unica Sybil. Il Dottor
Harding aveva avuto troppo poco tempo e troppe personalità radicate con le
quali lavorare. Così lo stress del processo e la precaria stabilità della
fusione, avevano portato William a dissociarsi di nuovo ed a peggiorare la
situazione erano emersi gli indesiderabili. Quattordici, ALTRE QUATTORDICI
personalità che Arthur aveva bandito per anni in quanto violente, asociali,
inadatte. Rimaste lì, latenti, avevano preso nuovamente il controllo senza che
Arthur se ne accorgesse. Avevano ricominciato a rubare il tempo nei periodi di
confusione che nemmeno il razionalissimo inglese riesce a gestire. Ed ecco sfilare
davanti a noi ed ad un incredulo, ma ben preparato Dottor Caul, Philip e Kevin, i due delinquenti incalliti dediti allo spaccio. Il primo,
20, newyorkese con un forte accento di Brooklyn, usa un linguaggio volgare;
Kevin, stessa età, organizza rapine (entrambi hanno rubato tempo tra Ragen e
Adalana, durante i sequestri). Walter,
22 anni, l’australiano, il ricognitore. April,
la prostituta di 19 annidi Boston, si divide le faccende domestiche con Adalana
e cerca costantemente di istigare Ragen. Samuel,
18 anni, l’ebreo, l’unico credente. Mark,
16 anni, definito lo zombie. Steve e Lee che si contendono il titolo del più
divertente, il primo, 21 anni è definito un impostore, il secondo, di 20 anni
il commediante. E poi ancora Martin,
di 19 anni, definito lo snob. Timothy, 15 anni, che ha resistito
lavorando da un fiorista fino a quando non ha subito avances sessuali dal
proprietario, da allora si è chiuso nel suo mondo. Jason, tredici anni di furia, rabbia e scoppi d’ira, Robert, 17 anni, il sognatore, ed infine
il piccolo Shawn, di soli 4 anni,
completamente sordo (prendeva il posto perché Tommy e Allen non potessero
sentire le urla di Chalmer Milligan, prima che arrivasse David a sentire il
dolore). Come se questo sterminato e inquietante elenco non bastasse, esiste
un’ulteriore personalità, quella che si definisce Il Maestro, la ventitreesima.
Il Maestro si definisce Billy tutto in un
pezzo, a differenza di William, che è completamente scisso dagli altri e viene
identificato come Billy-U (Billy Unfused). Lui è l’unico in grado di spiegare
tutto, al Dottor Caul, dal principio alla fine; da che ha memoria del piccolo
Billy fino al giorno stesso in cui parla col Dottore, spiegando con dovizia
chi, di volta in volta, sia uscito sul posto. Si arriva a questo dopo 200
pagine buone e qui davvero ci si comincia a rendere conto di quello che abbia
significato essere (o non essere) William Stanley Milligan. Solo con il
continuo alternarsi dei suoi alter ego gli è stata garantita la sopravvivenza
negli anni, a prezzi estremamente alti si, ma almeno è sopravvissuto.
So che è decisamente brutto da dire,
ma lungo questo viaggio io mi sono completamente dimenticata le vittime… è
sbagliato, poverine, so che è sbagliato. Loro dovrebbero essere sempre il primo
pensiero, ma è difficile per me pensare a Billy come a un criminale. Io non
sono riuscita a provare qualcosa di diverso da una grandissima pena per questo
ragazzo. E la domanda che più spesso mi sono fatta scorrendo queste 540 pagine
è stata “Dio mio ma come ha fatto?”… a non impazzire, a non morire, a non
uccidersi, a non essere ucciso, ma soprattutto: come ha fatto a vivere così. Il
pensiero che invece ha caratterizzato le ultime100è stato: “Perché la gente non
ha compreso? Perché non hanno capito?”.
Lo smarrimento, il dolore, la
confusione .. è stata davvero dura emotivamente leggere questo libro. Tuttavia credo
che sia giusto sapere che possono esistere persone come Billy, che la sua storia
possa insegnare molto, a molti. Sono “felice” di averlo conosciuto. Tutto sommato,
se ci pensate bene, è davvero stata una persona straordinaria.
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