giovedì 8 marzo 2012

Il più grande uomo scimmia del Pleistocene

Inizio: 05 marzo 2012
Fine: 08 marzo 2012

Chi lo ha letto lo ha definito spassosissimo. Perfino il curatore Terry Pratchett lo definisce uno dei libri più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni, ironizzando sull’ambientazione del romanzo.. tuttavia lo definirei spassoso, leggero, ma non così divertente come dicono. Sicuramente c’è da considerare che è stato scritto nel 1960, quindi, in quegli anni, forse, l’umorismo era diverso. La storia di apre appunto nel Pleistocene e ci troviamo davanti alla tipica famiglia ominide in evoluzione. La cosa che caratterizza tutto il libro (e credo che dovrebbe essere questo il fulcro della sua capacità di divertire) è che tutti sembrano avere perfettamente conoscenza della storia fino a quella contemporanea e quindi padroneggiano perfettamente tutta la scala evolutiva, i vari step di progresso e perfino il linguaggio consono relativo a scoperte mediche e genetiche. Insomma conoscono tutto e sanno che sono molto molto lontani da quella perfezione che vogliono a tutti costi contribuire a raggiungere. Personaggio principale è Edward, capofamiglia creativo e generoso, che ogni giorno sprona i figli a contribuire al cammino evolutivo. I figli, Ernest, Oswald, Wilburn, William ed Alexander, ognuno esperto in qualcosa di diverso, sia affaccendano ogni giorno con la madre Millicent e le sorelle per sopravvivere in un mondo dove il predatore per eccellenza è la tigre dai denti a sciabola e, dove, se va bene, gli ominidi possono cibarsi dei suoi scarti. Ma un giorno Edward scopre il fuoco e con questo la sua capacità di dominare gli altri animali, o quantomeno di tenerli lontani. Grande antagonista del libro è lo zio Vania (Cechov???) che si ostina a vivere sulle piante e non fa altro che rimproverare Edward per la sua fame di evoluzione e di scoperte, che critica aspramente (pur utilizzandole). Potremmo definirlo un conservatore della natura. Altra figura interessante è quella dello zio Ian, viaggiatore incallito, che scompare per anni in giro per il mondo, salvo poi fare sempre ritorno in Uganda sano e salvo dalla moglie che perennemente lo attende. Interessanti sono i suoi racconti del resto del mondo dove si possono apprezzare rimandi alle situazioni politico sociali contemporanee (nel ’60) ed anche alcuni riferimenti culturali (“le terre dove scorrono fiumi di latte e miele” è sicuramente un rimando alla terra paradisiaca descritta nel Corano). Ovviamente Ian è l’opposto di Vania; Edward sta nel mezzo. La storia della famiglia si dipana in piccoli progressi (sempre osteggiati da zio Vania): prima il fuoco, poi il dominio del fuoco, poi il miglioramento delle armi, poi l’esogamia (per non creare tare accoppiandosi tra consanguinei), poi la creazione ed il mantenimento di un’orda sempre più grande ed infine il baratto…

Quello che colpisce di più è sicuramente quello che di questo libro si può leggere tra le righe: qual è il limite del progresso? Se la libertà mia finisce quando si scontra con la tua, allora il progresso dovrebbe progredire fino a quando non si scontra con la natura. Ma natura e progresso tendenzialmente hanno strade molto diverse e spesso la distruzione della prima è elemento fondamentale per il secondo, salvo poi che la prima si riprende (di solito in modo violento) ciò che il primo ha sottratto. Allora forse zio Vania ha ragione a non voler evolvere, d’altro canto Edward rappresenta la sete di conoscenza, i suoi figli la sete di possesso e di benessere…

Ripeto il libro non è poi così divertente, ma ci si potrebbero fare sopra innumerevoli riflessioni, perciò, andata, via, ve lo consiglio :)

2 commenti:

  1. Concordo con te! Non tanto divertente quanto ci si aspetta - almeno, secondo standard moderni - ma pieno di ironia e di spunti di riflessioni importanti :D

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  2. Caio Cami!
    Ti dirò.. non l'ho apprezzato veramente fino a quando non l'ho chiuso. Solo allora mi sono sccorta di tutte le domande che si possono sollevare leggendolo, solo allora mi sono accorta che tra le righe c'era ben altro!

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