domenica 26 aprile 2015

Ogni giorno ha il suo Male

Inizio: 27 Dicembre 2014
Fine: 6 Gennaio 2015

Si fa leggere. Senza troppe pretese. Sinceramente mi aspettavo di più, vista l’ottima premessa. Sapete com’è: i gialli sono gialli e se ci si cimenta con questo genere, la cosa più difficile è elaborare una bella trama, coinvolgente, intrigante, che tenga il lettore incollato alle pagine… e poi bisogna evitare di correre. Nel classico giallo il lettore vuole sentirsi protagonista, indagare, capire, fare supposizioni, arrivare alla soluzione insieme all’autore (e al protagonista)… certo, non è una cosa semplice, ma o dentro o fuori, non è che ci siano molte alternative. L’unica, forse, è quella di scrivere una storia, con “un omicidio” sullo sfondo, come fanno Nadia Morbelli o McCall Smith; allora può anche funzionare. L’idea di Fusco, bene bene, non l’ho capita. Ma ho capito che anche lui è caduto nella trappola del finale scontato e precipitoso (grave tanto quanto lo sarebbe dirci chi è l’assassino). Insomma, l’avrete capito, non mi ha convinto. Scritto bene è scritto bene… però, qualche riserva ce l’ho.
 
Valdenza, Vettolini (Toscana), giorni nostri. L’ispettore Tommaso Casabona si trova ad indagare sull’omicidio di una ragazza, Giuseppina Pagani, trovata brutalmente uccisa e mutilata nel suo appartamento. La giovane insegnante sembra essere una persona normale, senza particolari problemi o scheletri nell’armadio, fatto salvo per una relazione segreta con il preside della scuola in cui lavora. Dall’interrogatorio al professor Foschi emerge però una verità sconcertante: la donna uccisa nell’appartamento di Giuseppina, non è Giuseppina. Le foto, mostrate all’unico sospettato di un supposto delitto passionale, mostrano una donna completamente diversa. Ma se Giuseppina è a far visita ai suoi genitori (come viene riscontrato) chi è la poverina? E come è entrata nell’appartamento? Inutile dire che il tempo passa senza che se ne venga a capo, nemmeno Massimo Lucchese, giovane spalla di Tommaso, sembra essere in grado di trovare qualche punto di luce in quest’indagine al buio. È passato un mese ed è quasi Natale; Chiara (la figlia di Tommaso) è rientrata da Barcellona, dove frequenta l’Università, per passare le Feste in famiglia. Giusto in tempo per vedere Valdenza sconvolta da un altro omicidio, predisposto in grande stile dall’assassino nella piazza principale. Una donna è stata posata come una statua (vestita e truccata), su una pedana di legno, con una siringa in un braccio. Lì, sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno per ore si accorgesse che quella donna era morta e non immobile per un numero da strada. La questione comincia a farsi seria e Casabona si rende conto che di lì a poco la gente comincerà a farsi prendere dal panico da “serial killer”. Giunge inaspettato l’aiuto da Roma di Cristina Belisario, commissario dello SCO. Inaspettato ed anche non molto gradito, quanto meno all’inizio. Ma è troppo poco il tempo per mettersi a discutere sulle decisioni di Roma, bisogna scovare l’assassino. Inoltre è Natale e Tommaso non può proprio rinunciare alla vigilia con Chiara, la figlia, e sua moglie Francesca. Finalmente dopo parecchi mesi potranno cenare con il figlio Alessandro, chiuso in una comunità per tossicodipendenti in via di guarigione. Casabona sa molto bene cosa significhi mettere il lavoro al primo posto, sena accorgersi che ci sono cose più importanti, come la famiglia. Una “svista” che Alessandro ha pagato caro e, con lui, tutta la sua famiglia. Una dimensione intima e raccolta che ben presto Tommaso vedrà stravolta, poiché il killer sembra avere un conto in sospeso proprio con lui.
 
Ribadisco la mia perplessità: troppo chiaro l’intento del giallo per credere che Fusco (tra l’altro funzionario della polizia di stato) l’abbia voluto solo come sfondo, troppo poco esaustiva la dinamica cittadina e sociale di Valdenza. Insomma è un giallo senza il buco, come le ciambelle non perfette.

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