Inizio
19 settembre 2012
Fine:
22 settembre 2012
Considerato
che questo è il primo romanzo di Matilde Asensi, bisogna ammettere che nel
tempo è migliorata molto nel costruire trame ed intrecci. Non che questo libro non
sia bello, anzi, ma rispetto ad altri è molto semplice. Ana è un’antiquaria
spagnola che vive con Ezequiela, la donna che l’ha cresciuta. Ana è il Pedone, quinto
elemento della banda degli Scacchi, da quando suo padre è venuto a mancare
mettendola al corrente dei suoi affari. La banda degli Scacchi è una banda di
ladri di beni di inestimabile valore: quadri, gioielli, manufatti, opere d’arte,
etc. Organizzatissimi, distanti fisicamente e geograficamente, Re, Regina,
Torre, Alfiere, Cavallo e Pedone quasi non si conoscono e si contattano grazie
ad espedienti altamente sofisticati creati dall’Alfiere, un vero genio dell’informatica.
Ognuno di loro ha un compito ben preciso e quello di Ana, di solito, è di
commettere il furto. Re è francese, è il più anziano ed è da sempre il capo del
gruppo; da ordini e decide cosa valga la pena di rubare. Regina è una donna
italiana, dedita all’arte, esperta nella riproduzione di falsi esattamente
identici agli originali. Torre è inglese, di Londra ed è il portafoglio del gruppo,
si deve occupare di tutti gli elementi logistici che richiedano dispendio
economico. Cavallo, portoghese, è un orologiaio esperto di meccanismi di
qualsiasi tipo. Alfiere è il genio
informatico che mette tutti in comunicazione, disinserisce qualsiasi antifurto
e fa da supporto remoto ad Ana in ogni operazione. Pedone, infine, è la nostra
Ana, ultimo elemento per importanza ma estremamente prezioso per il gruppo in
quanto esecutrice materiale dei furti. Nessuno conosce questa sua doppia vita
tranne una zia, ritiratasi in un convento, Juana, che le ha riservato una
stanza con doppia mandata per nascondere la refurtiva a cambio di cospicui e
continuativi versamenti economici… La nuova avventura del gruppo degli Scacchi
prevede che Cavallo e Pedone trovino quella che viene definita l’ottava
meraviglia del mondo: la camera d’ambra. Nel 1941, durante la seconda guerra
mondiale, l'esercito tedesco saccheggiò gli antichi palazzi degli zar a San
Pietroburgo e trafugò in Germania
molte opere d'arte di inestimabile valore, che scomparvero misteriosamente
negli ultimi giorni della guerra. Tra queste opere fu anche smontata ed
asportata la camera d'ambra, costituita interamente da
lastre di ambra del Baltico, che sparì insieme agli altri tesori. Ma non appena
Ana si reca da Cavallo in Portogallo per dare inizio ai preparativi, balza
subito all'occhio un problema: Amalia. Cavallo ha una figlia tredicenne che non
ha la vaga idea di cosa faccia il padre come secondo lavoro (o almeno così
pensa lui). Come partire alla volta dell’Europa senza la figlia? E come
spiegare la presenza di Ana, che oltretutto lascia trasparire un certo
interesse per Josè? Piuttosto che stare per qualche tempo dalla madre preferisce
andare in Spagna a casa di Ana e restare con Ezequiela. Una volta ultimati i
preparativi il Cavallo ed il Pedone partono alla volta di Berlino, ma bene
presto scopriranno che non sono gli unici ad essere sulle tracce della favolosa
camera d’ambra. Quello che non immaginano è che tra le loro fila si nasconde il
traditore che cercherà in ogni modo di eliminarli dopo averli usati. Sarà un
aiuto decisamente inaspettato a salvarli…
Sicuramente
è un buon libro, ma rispetto ad altri quali L’ultimo Catone o L’origine perduta, la trama non è poi così avvincente. Si
fa leggere velocemente con le sue 200 pagine e se volete una lettura leggera e
poco impegnativa è un’ottima compagnia sotto l’ombrellone oppure sotto le
coperte quando fuori piove.
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