venerdì 22 marzo 2013

Nicolas Eymerich, inquisitore


Inizio: 16 marzo 2013
Fine: 22 marzo 2013

Presente. Futuro. Passato.

Voi non mi vedete ma, a me, stanno brillano gli occhi! Io un libro così, lo avevo giusto immaginato, mai avrei osato sperare esistesse… è evidente che se sei una fan scatenata di Star Trek (e di quel genere di mondo) e lo sei altrettanto del medioevo, hai poche speranze di vedere riunite le tue preferenze. Anche perché la domanda scatterebbe in automatico: oh Signore, che roba è?

Invece esiste, è bellissimo, e attacca così:

Presente. Giorni nostri. Texas. Marcus Frullifer pedina, per l’ennesima volta, il dottor Tripler (astrofisico) all’uscita dell’università. Stavolta è deciso a non mollare fino a quando non gli avrà esposto la sua rivoluzionaria teoria sull’esistenza ed il funzionamento degli psitroni. Secondo Frullifer il cervello crea una sorta di campo che interferisce con le altre particelle, modificandone la natura. Gli psitroni (particelle simili a neutrini), viaggiano a velocità superiore a quella della luce e vengono proiettati da un cervello all’altro attraverso fasci di energia. Danno luogo ad una distorsione spazio-temporale e possiedono un corredo di informazioni, ma quando giungono al prossimo cervello. È come se il tempo non esistesse. La comunicazione è immediata. Frullifer porta tre dimostrazioni a supporto della sua tesi ma viene inesorabilmente buttato fuori, senza troppi complimenti.

Futuro. 14 novembre 2194. Commissione interspaziale di Cartagena. Un ragazzo inglese di 29 anni sta facendo un resoconto davanti alla commissione, riguardo un viaggio: quello dell’astronave psitronica Malpertius. Il giovane vi si è imbarcato per lavorare (anche se non gli era ben chiaro quale fosse il suo compito) assieme ad altri viaggiatori interstellari. A bordo della nave vi sono tre Guide psitroniche di riserva e l’inquietante Medium Sweetlady, l’abate Capo-Guida. L’astronave batte bandiera della Repubblica Libertaria di Catalogna, ma è evidente che ciò sia solo una copertura. Sembra una gigantesca raffineria, piena di pinnacoli che vengono chiamati “rocchetti di Frullifer”. Alla fine il ragazzo prende il suo posto assieme ad altri 1023.

Passato. 1352. Saragozza. Nicolas Eymerich è un domenicano di 32 anni ed è un inquisitore. Per quanto le antiche disposizioni di Clemente V fissino un’età minima di 40, l’inquisitore generale, padre Agustin de Torrelles, in punto di morte, lo nomina suo successore. Eymerich è il più preparato e non vi sono inquisitori che abbiano l’età richiesta (sono tutti o quasi morti di peste, come sta morendo lo stesso Agustin), Clemente VI capirà. Prima di morire rivela ancora un’altra cosa: ha scoperto qualcosa di raccapricciante e spaventoso nella cisterna (il pozzo dell’Aljaferia era stato utilizzato quattro anni prima, durante la peste nera, come cimitero … vi venivano buttati i cadaveri; poi ne erano state ripescate le spoglie e fumigati i corridoi). La morte si porta via le sue ultime parole. Il giorno dopo però, Nicolas, viene informato dal capitano delle guardie, mandato da lui a controllare i corridoi adiacenti alla cisterna, che qualcosa di inenarrabile esiste davvero.

Da qui in poi le tre storie si intrecciano, diventando un’unica storia che passa attraverso secoli e mondi diversi. Mentre Marcus Frullifer lotta perché le sue teorie vengano accettate (e pubblicate), l’anonimo di Liverpool continua il suo racconto di quei giorni a bordo della Malpertius, sempre più inquietanti e dominati dalla rivoltante figura dell’abate Sweetlady. Eymerich dal canto suo si trova a risolvere il mistero di corpicini deformi che compaiono misteriosamente sull’orlo della cisterna di Aljaferia. Su di lui (che alla fine è protagonista anche nel titolo) Evangelisti si sofferma un po’ di più. Ottenute le autorizzazioni per rendere ufficiale la sua nomina, si concentra sul mistero dei neonati deformi che appaiono e magicamente scompaiono, dissolvendosi nel nulla. Strane apparizioni e una strana congregazione di donne, rendono il mistero ancora più fitto. E già il lettore mette in relazione le spiegazioni di Marcus alla dottoressa Cynthia Goldstein con quanto vedono gli occhi di Eymerich. Sa già cosa sono. Sa perfettamente che quelle apparizioni, quei corpi che si dissolvono non sono realmente lì, sono solo proiezioni psitroniche. Sa anche che Marcus ha ragione; quella sua scoperta avrà un seguito, ne è la prova il racconto dell’anonimo di Liverpool, che a bordo di un’astronave psitronica c’è stato. E che in un futuro lontano da Marcus ed impensabile per Nicolas, sta denunciando quanto accaduto. L’incubo esiste già.

Questo libro mi è piaciuto molto; ho apprezzato particolarmente la capacità di incrociare situazioni così lontane nel tempo e nello spazio senza creare confusione al lettore. Non provo particolare simpatia per il personaggio di Nicolas, ma credo che Evangelisti lo abbia costruito in modo così ostile per un qualche motivo che ora mi sfugge. Alla fine è pur sempre un Inquisitore e non è che questa figura possa suscitare molte simpatie. È fermo nelle proprie idee, anche se non sembra avere questa grande fede in Dio, combatte eresie che non vede nemmeno come tali, è spinto (come quasi tutti i religiosi di allora) dal potere e dalle ricchezze. Combatte gli infedeli con insistenza, etichettandoli come un male. Conosco bene la Spagna islamica di quei tempi, conosco lo splendore e l’erudizione portata dai musulmani, la loro alta tolleranza, lo scambio culturale costante tra cristiani, berberi, arabi ed ebrei. Pochi sanno che la Spagna, sotto la dominazione musulmana ebbe straordinarie innovazioni e godette di innumerevoli miglioramenti. Ognuno veniva tollerato ed era a suo modo integrato. Ma poi, la riconquista cristiana iniziata da Ferdinando II d’Aragona (portata avanti anche con l’aiuto dio Isabella di Castiglia) ha distrutto tutto quel mondo fiorente e rigoglioso, in estrema pace nonostante le differenze. Con la caduta dell’ultimo regno musulmano, quello di Granada, nel 1492, si chiude uno dei più bei capitoli culturali e sociali della storia spagnola.

Ah, un’ultima cosa. Solo una considerazione. Come quello di Tolkien, anche questo è un fantasy moooolto politico. Trapelano ovunque le idee di Valerio Evangelisti. In modo meno velato rispetto a quello di Tolkien che ha vissuto in un altro momento storico, un po’ meno democratico.

Ps:la scena in cui viene ucciso il rex nemorensis, mi ha ricordato l’ultima scena del film “The chronicles of Riddick”… quello che uccidi diventa tuo.

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