Fine: 08 marzo 2013
È il mio secondo Erri De Luca e sono
rimasta nuovamente stregata. Quest’ uomo ha una capacità di trasmettere
immagini ed emozioni incredibile. Il peso della farfalla mi ha lasciato un
grande senso di pace. Forse perché racconta un periodo della vita, quello
finale, con una serenità ed una naturalezza disarmanti; forse perché è giusto
che ognuno di noi sappia che la natura deve fare il suo corso e non c’è nulla
di triste o brutto in questo. Ho versato lacrime, è vero, lo ammetto, ma non
erano amare o tristi erano semplicemente liberatorie. Mi ha insegnato che si
può arrivare a capire certe cose anche con l’ultimo respiro, che non è mai
tardi per imparare e che non si deve rimpiangere quello che è stato, ma solo
prenderne atto. Accettare le cose per quelle che sono. Non è facile farlo,
sicuramente per una come me lo è ancora meno, però questo libro lo insegna e lo
racconta attraverso le vite incrociate di un bellissimo camoscio ed il suo
cacciatore. Non amo la caccia come sport e non la condivido. Ma questo
cacciatore era fin troppo dolce e consapevole per non apprezzarlo; non l’ho
considerato un cacciatore per tutto il libro, ma semplicemente un uomo con la
sua vita, la sua quotidianità e il suo obiettivo. Un uomo che ha avuto rispetto
per la vita e per la morte e che, laddove ha sbagliato, ha imparato dai suoi
errori. Dall’altra parte della barricata il camoscio, anziano, che ormai sa che
la sua vita da capobranco è finita, che si sacrifica per gli altri per non
sprecare nemmeno la sua morte. Una morte che poi alla fine li unisce, dopo
averli tenuti distanti per tutta una vita.
Non
posso trovare altre parole per descrivere questo racconto che sembra una fiaba,
solo che le fiabe di solito hanno il lieto fine. Forse questa il lieto fine non
ce l’ha, ma una morale bellissima e tante cose da insegnare.
Che bel blog, mi piace tanto il template :)!!! Mail letta, ti rispondo con calma domani che crollo dal sonno :)
RispondiEliminagrazie!!!! :)
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