mercoledì 21 settembre 2011

Il Cacciatore di aquiloni

Inizio: 3 giugno 2011
Fine: 6 giugno 2011

Ho finito di girare tra Kabul, Jalalabad ed Islamabad con Khaled Hosseini attraverso Il cacciatore di aquiloni. Non voglio raccontare tutto perché veramente .. arrivati ad un certo punto tutto vi sarà svelato dal modo di scrivere dell’autore, anche ciò che avreste voluto tacesse ancora un po’... Comunque veniamo alla storia vera e propria: Amir è un bambino di buona famiglia, con un padre benestante che può permettersi molte cose in una Kabul tranquilla ed in pace. Nel pacchetto della ricchezza è prevista anche la servitù rappresentata da Ali e suo figlio Hassan, compagno di giochi di Amir. Tuttavia i soldi non riportano indietro le persone e Amir, orfano di madre, cerca continuamente l’approvazione di un padre che sembra invece guardare sempre altrove. Amir è un bambino geloso ed anche un po’ egoista che rivolge sul piccolo Hassan la sua sete di vendetta, escludendolo dai giochi, prendendosi gioco di lui alle sue spalle, sentendosi costantemente in competizione con lui. Hassan, al quale è sempre stato insegnato che Amir agha viene prima di ogni altra cosa, gli dimostra fedeltà, rispetto, amore, anche perché nella sua ottica non v’è altra possibilità che non sia questa. Un giorno però Amir assiste di nascosto allo stupro di Hassan da parte di un gruppo di ragazzini. Non interviene perché ha qualcosa, ai suoi occhi, di più importante da proteggere che non Hassan: un piccolo aquilone azzurro. Hassan non rivela nulla a nessuno, se non al proprio padre ad un caro amico Rahim Khan i quali fingono di non sapere. Da quel momento in poi però la vita di Amir cambia, non riesce a sopportare la vista di Hassan, si sente in colpa, si sente un vigliacco e riesce a far allontanare Ali ed il figlio da Kabul definitivamente. Ora ha Baba tutto per se, ma Baba da quando non c’è più Ali non è la stessa persona. Scoppia la guerra e Amir fugge col padre in America dove passerà i suoi anni fino al 2001, quando improvvisamente riceve una telefonata da un Rahim Khan gravemente malato che gli chiede di tornare. Rahim sa, sa tutto ed i fantasmi di Amir ritornano più forti di prima… Amir lascia la moglie e torna in Pakistan e poi in Afghanistan dove nulla è come prima, per scoprire verità nascoste e per salvare un bambino, il piccolo Sohrab, il figlio di Hassan.
Una sola raccomandazione: non è un romanzo di buoni sentimenti. Non ci sono buoni sentimenti in questo libro, a mio parere, ma solo sensi di colpa, voglia di riscatto (per se stessi), ordini ben chiari da rispettare, modi di comportarsi radicati, quasi congeniti... ma buoni sentimenti no.

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