mercoledì 21 settembre 2011

Ulisse da Baghdad

Inizio: 16 giugno 2011
Fine: 29 giugno 2011

Leggere questo libro è stato un po’ come fare una doccia fredda in piena estate. Non vuoi che ti si butti l’acqua addosso, ma alla fine è più piacevole del previsto. Io non amo i libri che parlano di guerra, non per insensibilità ma per ipersensibilità nei confronti dell’argomento; diffido soprattutto se sono storie vere. Questa, creata dalle mani di Eric E. Schmitt  non lo è, ma potrebbe tranquillamente esserlo. Saad Saad è nato in Iraq e conosce solo l’Iraq, fino a quando non scopre che il padre ha conservato per lui la cultura di mezzo mondo sotto forma di libri proibiti. Saad scopre che ci sono mondi diversi e culture diverse; poi, crescendo scopre Bush e l’America. Ai suoi occhi appare un mondo privo di limiti e restrizioni e comincia a meditare sul perché lui, invece sia nato dalla parte sfortunata del mondo. Saad è un ragazzo molto intelligente e colto, a un passo dal matrimonio in un paese martoriato dalla guerra (interna o esterna), ma la sua meravigliosa futura moglie scompare con una bomba insieme ad un intero quartiere. Saad, perde successivamente i cognati ed il padre, l’amato padre. È un uomo distrutto dal passato e dal presente, che sembra non poter avere un futuro. Lo spettro del padre lo accompagna, lo guida, gli tiene compagnia con meravigliosi dialoghi carichi di amore e speranza. Decide così di partire (o meglio, viene spinto dalla madre), di scappare da quella terra che non sente sua verso la libra Inghilterra; un viaggio rocambolesco come trafficante di droga attraverso i confini Egiziani, passando in quelli Tunisini con un nuovo amico, Bub; imbarcatosi con altri disgraziati arriva più morto che vivo a Malta da dove riscappa nuovamente alla volta di Lampedusa. Ecco, l’Unione Europea, la speranza. Ma tutto questo viaggio ha un senso? Saad arriva si, a Londra, passando attraverso un nuovo amore, una nuova strada e nuova sofferenza, il suo primo amore, una nuova maggiore sofferenza, l’isolamento, la paura, la sconfitta. No, non è vero, Saad non è sconfitto, però è rassegnato: lui può scappare da Saddam, dall’Iraq, ma lui è iracheno dentro, nella testa, nella paura, nel cuore e da sé stesso non potrà mai scappare. Un romanzo per nulla ipocrita e molto molto vero, che ci fa capire davvero che siamo nati nella parte fortunata e spensierata del mondo, che abbiamo lottato per molti valori e diritti, ma molto ci è stato concesso. Che non moriamo di fame, che non patiamo la guerra, che siamo liberi e che il nostro solo padrone siamo noi stessi. Non tutti al mondo hanno questa fortuna.

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