venerdì 23 settembre 2011

L'isola di Arturo

Inizio: 7 aprile 2010
Fine: 27 luglio 2010

Quando ho cominciato a leggere questo libro mi è montata una rabbia che la metà sarebbe bastata; questo perché il personaggio di Wilhelm Gerace è odioso, crudele, arrogante, quei personaggi che vorresti tanto fossero veri per potergli assestare due sonori schiaffi ben meritati. In realtà la storia è narrata dal figlio quattordicenne di costui, Arturo, che vive dalla sua nascita praticamente solo sull’Isola di Procida, nel castello ereditato dal padre. Wilhelm va e viene dall’isola a suo piacimento, lasciando costantemente solo Arturo che vive in attesa dell’ennesimo sbarco del padre. Cosa faccia Wilhelm e dove vada non si sa. Ma ahimè il bambino è anche peggio: il suo idolo è il padre, del quale lui non si sente nemmeno degno, elevato al rango di un angelo (forse per i capelli biondi e gli occhi chiari) e di esempio irraggiungibile. La cattiveria di cui è capace Arturo (molta) esplode in tutta la sua potenza all’arrivo della nuova compagna (e moglie) di Wilhelm, la matrigna, una spaurita ragazzina napoletana di sedici anni. Dopo un’iniziale simpatia, il bambino vede il padre comportarsi come se Nunziatella fosse meno significativa di un giocattolo (anche se per il bambino quello che fa il padre è sempre giusto); così anche Arturo tratta la poverina con la stessa arroganza, cattiveria ed ignoranza del padre; i due sono costretti a vivere assieme (soprattutto nelle lunghe assenze di Wilhelm) ed Arturo rende a Nunziatella la vita quanto mai difficile, qualsiasi cosa è buona per farla soffrire. Ma Arturo è un bambino che emula il padre, non ha conosciuto l’amore materno e quando Nunziatella rimane incinta e una notte sta per partorire tutta sola nella Casa dei Guaglioni, ad Arturo torna in mente la madre, morta di parto, così la paura di perdere anche la matrigna provoca un repentino pentimento e muta il suo comportamento… ma un nuovo problema spunta all’orizzonte: la gelosia per il fratellastro, Carminiello Arturo… e la scoperta di amare proprio lei, la sua Matrigna.
Ma Arturo è acerbo, immaturo e non è in grado di gestire questo suo cambiamento. Il ritorno del padre e la comparsa di un nuovo losco individuo faranno il resto. Arturo sarà davanti a scelte che non comprende ed a realtà che ignora (insieme al lettore) fino alla fine, ma a differenza del lettore, Arturo, forse le capirà davvero solo molto più tardi!
Io, che all'inizio non avrei consigliato questo libro a nessuno, mi sono dovuta ricredere; leggetelo, stringete i denti quando vi viene voglia di chiuderlo e leggetelo. Perché merita...

Citazione pag 190
A udire il suo accento, pareva che i viaggi non fossero, come sono, una festa, un piacere meraviglioso; ma una cosa amara, innaturale. Così [...] un cigno intristisce lontano dai suoi laghi,; e una tigre asiatica non sente nessuna ambizione di visitare l'Europa; e una gatta piangerebbe all'idea di lasciare la sua loggia per recarsi in crociera.

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